Incentivo assunzioni under 36. Chiarimenti INPS

Incentivo assunzioni under 36. Chiarimenti INPS

L’INPS, con la circolare n. 56/2021, fornisce le prime indicazioni operative sull’esonero per l’assunzione di giovani under 36 a tempo indeterminato e per le trasformazioni dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato, effettuate nel biennio 2021-2022 (articolo 1, commi da 10 a 15, della Legge n. 178/2020).

L’esonero contributivo:

  • è riconosciuto nella misura del 100%, per un periodo massimo di trentasei mesi, nel limite massimo di importo pari a 6.000 euro annui, con riferimento ai soggetti che alla data della prima assunzione incentivata non abbiano compiuto il trentaseiesimo anno di età;
  • è riconosciuto per un periodo massimo di quarantotto mesi ai datori di lavoro che effettuino assunzioni in una sede o unità produttiva ubicata in Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna;
  • spetta ai datori di lavoro che non abbiano proceduto, nei sei mesi precedenti l’assunzione, né procedano, nei nove mesi successivi alla stessa, a licenziamenti individuali per giustificato motivo oggettivo ovvero a licenziamenti collettivi, nei confronti di lavoratori inquadrati con la medesima qualifica nella stessa unità produttiva;
  • è subordinato all’autorizzazione della Commissione europea, pertanto l’Istituto pubblicherà un apposito messaggio a conclusione della interlocuzione con la Commissione europea con cui saranno emanate le istruzioni per la fruizione della misura.

Rapporti di lavoro incentivati

L’incentivo spetta per le nuove assunzioni a tempo indeterminato e per le trasformazioni dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato, effettuate nel biennio 2021-2022, di soggetti che, alla data dell’evento incentivato, non abbiano compiuto il trentaseiesimo anno di età (ossia età inferiore o uguale a trentacinque anni e 364 giorni) e non siano stati occupati a tempo indeterminato con il medesimo o con altro datore di lavoro nel corso dell’intera vita lavorativa.

Restano esclusi dal beneficio i rapporti di apprendistato, i contratti di lavoro intermittente, il rapporto di lavoro a tempo indeterminato di personale con qualifica dirigenziale e i contratti di lavoro occasionale. L’art. 1, comma 13, della legge di Bilancio 2021 esclude espressamente che

l’esonero si applichi alle prosecuzioni di contratto al termine del periodo di apprendistato e alle assunzioni di cui all’art. 1, commi 106 e 108, della legge di Bilancio 2018.

L’esonero contributivo spetta per le assunzioni a tempo indeterminato a scopo di somministrazione, ancorché la prestazione lavorativa sia resa verso l’utilizzatore nella forma a tempo determinato.

Assetto e misura dell’incentivo

La soglia massima di esonero della contribuzione datoriale riferita al periodo di paga mensile è, pertanto, pari a 500 euro (€ 6.000/12) e, per rapporti di lavoro instaurati e risolti nel corso del mese, detta soglia va riproporzionata assumendo a riferimento la misura di 16,12 euro (€ 500/31) per ogni giorno di fruizione dell’esonero contributivo.

Il periodo di fruizione dell’incentivo può essere sospeso esclusivamente nei casi di assenza obbligatoria dal lavoro per maternità, consentendo, in tale ipotesi, il differimento temporale del periodo di godimento del beneficio.

Nei casi di trasformazione di rapporti a termine ovvero di stabilizzazione dei medesimi entro sei mesi dalla relativa scadenza, trova applicazione la previsione di cui all’articolo 2, comma 30, della legge 28 giugno 2012, n. 92, riguardante la restituzione del contributo addizionale dell’1,40% prevista per i contratti a tempo determinato.

Condizioni di spettanza dell’incentivo

Il diritto alla legittima fruizione dell’esonero contributivo è subordinato al rispetto, da un lato, dei principi generali in materia di incentivi all’assunzione disciplinati dall’art. 31, D.lgs n. 150/2015, dall’altro, delle norme poste a tutela delle condizioni di lavoro e dell’assicurazione obbligatoria dei lavoratori ai sensi dall’art. 1, commi 1175 e 1176, L. n. 296/2006, e, infine, da taluni presupposti specificamente previsti dalla legge di Bilancio 2021.

Coordinamento con altri incentive

L’esonero contributivo non è cumulabile con altri esoneri o riduzioni delle aliquote di finanziamento previsti dalla normativa vigente, limitatamente al periodo di applicazione degli stessi.

Ogni elemento di ulteriore approfondimento è disponibile nella nostra AREA RISERVATA.

Fonte Confcommercio

In Calabria a rischio 9000 imprese. Studio Confcommercio – Format Research

In Calabria a rischio 9000 imprese. Studio Confcommercio – Format Research

NELLA REGIONE CALABRIA RISCHIANO DI SCOMPARIRE 9 MILA IMPRESE DEL TERZIARIO CON UNA PERDITA DI 23 MILA POSTI DI LAVORO. LA STIMA DELLA PERDITA DI RICCHEZZA DEL SETTORE IN TERMINI DI VALORE AGGIUNTO È PARI A 2 MILIARI DI EURO (-7% SU BASE ANNUA)

CROLLO DEL CLIMA DI FIDUCIA. AZZERAMENTO DEI RICAVI PER INTERI SETTORI DI ATTIVITA’ ECONOMICA

 Crisi economica grave nella regione Calabria, l’emergenza sanitaria da COVID-19 ha prodotto uno shock economico e finanziario senza precedenti, causando la chiusura delle imprese e il calo dei consumi. Crollo della fiducia delle imprese del terziario. Molte imprese hanno visto azzerare completamente le proprie entrate. Crisi di liquidità: l’87% delle imprese del terziario della regione sono in difficoltà nel riuscire a fare fronte al proprio fabbisogno finanziario. Il 58% delle imprese della Calabria ritengono che i mesi della riapertura e quelli estivi saranno i più difficili in merito all’andamento della propria attività. Per l’inizio dell’estate gli imprenditori prevedono le maggiori criticità con riferimento alle disponibilità in termini di liquidità. Al termine dell’estate temono di non potere sostenere ancora gli attuali livelli occupazionali. A seguito della chiusura causata dal blocco delle attività produttive rischiano di chiudere, senza più riaprire circa 9 mila imprese nel 2020, con una perdita di oltre 23mila occupati. Le imprese del terziario della Calabria rischiano di perdere circa 2 miliardi di valore aggiunto, il 7% in meno su base annua.

Questi, in sintesi, i principali risultati che emergono dalla ricerca sulle imprese del terziario della regione Calabria, realizzata da Confcommercio Calabria in collaborazione con Format Research e presentati in conferenza stampa alla presenza del Presidente di Confcommercio Calabria, Klaus Algieri e del Presidente Format Research, Pierluigi Ascani.

Lo studio realizzato da Format Research, che ringrazio per la collaborazione, ci restituisce una fotografia della nostra Regione messa a dura prova a livello economico dall’emergenza Covid-19. Le imprese del terziario della Calabria sono in forte difficoltà. Questo rende necessarie misure strutturali e di lungo periodo per fornire liquidità e sostenere la grave crisi dovuta all’emergenza sanitaria. È giunto il momento di abbandonare gli aiuti una tantum e di pensare al futuro in modo strutturato con iniziative che consentano la ripartenza ma soprattutto la stabilità delle nostre imprese”. Ha dichiarato il Presidente di Confcommercio Calabria Klaus Algieri a margine della conferenza stampa di presentazione del rapporto.

FIDUCIA E CONGIUNTURA

Oltre l’80% delle imprese della Calabria hanno dichiarato che la situazione economica generale dell’Italia è peggiorata. Ancora più negativo il sentiment nei confronti dell’andamento economico della propria impresa (indicatore 9,1). L’82,9% delle imprese ha ravvisato un peggioramento dell’andamento della propria attività.

Il 58% delle imprese della Calabria ritiene che i mesi della riapertura e i mesi estivi (fine aprile – fine settembre 2020) saranno i più difficili per l’andamento economico della propria attività.

Il crollo del clima di fiducia purtroppo si accompagna ad un forte calo dei ricavi (l’84% delle imprese ha dichiarato un peggioramento) anche a causa dell’azzeramento dei ricavi nei mesi di marzo e aprile presso alcuni comparti del tessuto produttivo. Resta negativo il sentiment per il prossimo trimestre. In aumento i prezzi praticati dai fornitori: la situazione è peggiorata, in prevalenza per quel che riguarda le vendite al dettaglio di generi alimentari e i servizi alle persone. Il 45% delle imprese lamenta un peggioramento nei tempi di pagamento da parte dei clienti.

Le imprese della Calabria hanno un immediato bisogno di liquidità. L’outlook per il prossimo trimestre è decisamente negativo. Alle imprese della regione è necessaria la liquidità per sostenere le spese del personale, i costi per il rispetto dei protocolli di sicurezza, le spese incomprimibili. Il 59% delle imprese della Calabria ha dichiarato che il periodo più difficile per quanto riguarda il fabbisogno finanziario è quello compreso tra aprile e settembre 2020.

La crisi scaturita a causa della pandemia avrà pesanti ripercussioni sull’occupazione: il 62% delle imprese della Calabria ha dichiarato di avere adottato o di essere in procinto di adottare la CIG. Il 32% delle imprese ha già ridotto il personale e il 40% prevede di farlo nei prossimi mesi se la situazione non migliorerà. Gli effetti della pandemia sull’occupazione sono stati tamponati dall’ampio ricorso agli ammortizzatori sociali e dalle misure adottate dal Governo. Tuttavia, la preoccupazione tende a salire nei prossimi trimestri. Nel secondo e terzo trimestre dell’anno si è assistito al picco con riferimento alla fiducia e ricavi delle imprese, così come la crisi della liquidità; per la fine dell’anno si prevede il picco per la crisi occupazionale.

IMPATTO DEL LOCKDOWN

In Italia esistono 4,5 mln di imprese extra agricole. In Calabria, la quota di imprese registrate al 30 giugno 2020 era pari a quasi 130 mila unità, di cui oltre un terzo operative nella provincia di Cosenza. Le imprese del terziario (commercio, turismo, servizi) della Calabria sono oltre 94 mila, costituendo il 73% dell’intero tessuto imprenditoriale extra agricolo del territorio. A seguito dell’esplosione dei contagi, il Governo centrale ha imposto un lockdown che ha interessato larga parte del tessuto produttivo. La sospensione delle attività ha comportato la paralisi del tessuto produttivo in Calabria. Il terziario rischia di perdere nel 2020 circa 2 miliardi di valore aggiunto. Allo stesso modo, gli effetti potrebbero essere devastanti anche sul tessuto delle imprese: 9.000 imprese del terziario rischiano di chiudere senza più riaprire, con conseguenze dirette sui livelli occupazionali (23.000 lavoratori rischiano il posto).

La pandemia ha causato anche una forte riduzione degli investimenti previsti nei prossimi due anni: sul 45% di imprese che avevano in programma di effettuarli, il 52% dovrà rinunciare a causa della crisi dovuta al COVID-19.

ORGANIZZAZIONE AZIENDALE

L’emergenza sanitaria ha avuto un forte impatto sulle nuove modalità di erogazione dei servizi: ad oggi, il 24% delle imprese è presente sui canali e-commerce e il 25% effettua consegne a domicilio.

Il 45% delle imprese della Calabria continuerà ad utilizzare il canale e-commerce anche ad emergenza terminata. Il 54% delle imprese continuerà ad effettuare le consegne a domicilio.

DOMANDA E OFFERTA DI CREDITO

Elevato il numero di imprese che hanno fatto domanda di credito a seguito dell’introduzione del «DL Liquidità». Tra queste, il 74% ha visto accolta la propria domanda con l’ammontare richiesto. Con riferimento al costo del credito, il 68% delle imprese ha dichiarato una sostanziale invarianza. L’attenzione si sposta verso le tempistiche di erogazione ritenute dirimenti per la tenuta delle imprese. Anche il costo dell’istruttoria non sembra rappresentare una criticità: per le imprese in questo momento, l’aspetto principale del quale tenere conto sono le tempistiche. Il 40,8% delle imprese lamenta un peggioramento rispetto alla durata dei finanziamenti concessi. Con riferimento alle garanzie richieste, il 72% delle imprese della Calabria ha dichiarato una sostanziale invarianza. Un leggero miglioramento è dovuto all’introduzione delle coperture pubbliche.

Lo studio Confcommercio - Format Research