Centri storici. Sempre più deserti e con meno imprese

Centri storici. Sempre più deserti e con meno imprese

La Calabria, come tutto il resto del Paese, da qualche anno a questa parte si trova a fare i conti con un fenomeno allarmante che sta distruggendo l’economia dei territori: la desertificazione commerciale. I dati rilasciati dall’Ufficio Studi Confcommercio su dati Centro Studi delle Camere di Commercio G. Tagliacarne per il periodo 2012-2023, hanno messo in luce, in tutti e cinque i capoluogo di provincia Calabresi, un declino significativo delle attività commerciali nei centri storici con segni di cedimento anche nei centri urbani in generale

Il cuore delle città calabresi è in crisi, con un crollo del commercio che si riflette chiaramente nei dati. A Catanzaro, il commercio nei centri storici ha subito una diminuzione di 85 unità di impresa nel periodo 2012-2023. Cosenza ha visto un declino ancor più marcato, con una perdita di 91 imprese, mentre Crotone mostra una leggera diminuzione di 9 imprese. Ma a mostrare i dati più allarmanti sono le città di Reggio Calabria e Vibo Valentia che hanno subito rispettivamente una riduzione di 110 e 93 unità d’impresa.

La situazione non mostra segni di miglioramento nemmeno raffrontando i dati del 2022 con quelli del 2023. Il centro storico di Catanzaro infatti, in un anno ha perso 25 imprese commerciali, Cosenza 31, Crotone 14, Reggio Calabria 7 e Vibo Valentia 13.

La desertificazione commerciale, tuttavia non risparmia nemmeno i centri urbani, anche se va precisato che in questo caso si ravvisano tendenze contrastanti. Catanzaro e Reggio Calabria subiscono perdite significative nel periodo 2012-2023, con -183 e -201 unità d’impresa. Cosenza, al contrario, mostra un calo meno marcato -132 attività, mentre Crotone e Vibo Valentia registrano addirittura incrementi di 50 e 1 unità.

Anche i servizi, sia nei centri storici che nelle altre zone, sono coinvolti da questa tendenza. Cosenza è l’unica a distinguersi positivamente con un aumento del 64 attività nei centri storici nel periodo 2012-2023. Tuttavia, Catanzaro, Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia subiscono perdite, evidenziando la fragilità del settore.

Nel biennio 2022-2023, Cosenza mantiene una tendenza positiva (+10), mentre gli altri centri storici vedono ulteriori declini modesti o stagnazioni.

“I dati sulla desertificazione commerciale nella nostra Regione –  ha dichiarato il presidente di Confcommercio Calabria Klaus Algieri, sono estremamente preoccupanti e richiedono un’immediata attenzione e azione. La situazione delineata evidenzia una crisi profonda che sta minando le fondamenta stesse delle nostre comunità locali.

In particolare, il drastico declino delle attività commerciali nei centri storici, luoghi che rappresentano il cuore pulsante della nostra cultura e identità, ci preoccupa molto. Da molto tempo stiamo dicendo che è necessario intervenire per invertire questa tendenza. Servono politiche mirate e soluzioni innovative. È cruciale adottare misure che possano stimolare la ripresa economica, sostenere gli imprenditori locali e proteggere il tessuto commerciale delle nostre città. Questo include incentivare l’apertura di nuove attività, implementare politiche di riqualificazione urbana e promuovere l’attrattività dei centri storici per i consumatori”.

Confcommercio. Piena solidarietà a Pippo Callipo

Confcommercio. Piena solidarietà a Pippo Callipo

Algieri, Confcommercio Calabria: “Atti come questo non devono scoraggiare gli imprenditori onesti come Pippo Callipo. C’è bisogno di maggior controllo per permetterci di lavorare in sicurezza

“L’ennesimo atto intimidatorio ai danni di un’impresa seria ed onesta che con il suo lavoro dà lustro alla vera Calabria quella che lavora, che produce, che da sostegno a tante famiglie. Atti come questo sono inaccettabili”.

A dichiaralo il Presidente di Confcommercio Calabria Klaus Algieri che in una nota ha manifestato tutta la solidarietà di Confcommercio nei confronti di Pippo Callipo e della sua impresa, vittima nei giorni scorsi di intimidazioni.

“Come Confcommercio – ha continuato Algieri – condanniamo fermamente queste azioni. Non è possibile che nel 2024 dobbiamo ancora aver timore di essere onesti nello svolgere le nostre attività, senza scendere a compromessi. Auspichiamo a nome di tutte le imprese che rappresentiamo, che ci siano maggiori controlli e tuteli per tutti noi, a partire da Pippo Callipo, abbiamo il diritto di poter lavorare in sicurezza”.

Le Comunità Energetiche in Calabria: verso un futuro sostenibile e condiviso

Le Comunità Energetiche in Calabria: verso un futuro sostenibile e condiviso

Confcommercio incontra l’assessore alle attività produttive della Regione Calabria, Rosario Varì. Algieri: “Dobbiamo cogliere le sfide del futuro per sostenere le imprese e i cittadini”.

La transizione verso un sistema energetico più sostenibile è un obiettivo globale che coinvolge comunità di tutto il mondo. In Calabria, Regione ricca di risorse naturali e con un forte legame con il territorio, le comunità energetiche stanno emergendo come una soluzione innovativa per promuovere l’uso di energie rinnovabili e decentralizzare la produzione di energia. Questo il tema al centro dell’incontro tenutosi in Confcommercio Calabria aperto dai saluti del Presidente Klaus Algieri e concluso dall’intervento dell’Assessore alle attività produttive della Regione Calabria, Rosario Varì.

L’incontro ha visto poi l’intervento tecnico del prof. Daniele Menniti, docente del Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Energetica e Gestionale dell’Università della Calabria che ha presentato tutte le potenzialità delle CER (Comunità Energetiche Rinnovabili) soprattutto da un punto di vista delle imprese.

“L’ultimo anno ha visto le imprese e non solo fronteggiare un incremento dei costi energetici significativo che ha inciso profondamente sui bilanci – ha dichiarato il Presidente Klaus Algieri – questo ci spinge come Confcommercio a interrogarci su possibili soluzioni per uscire fuori dalla dipendenza energetica e su ciò che possiamo fare come imprese. Questo incontro è frutto di questo processo. Ringrazio l’Assessore Varì per aver accettato il nostro invito questo è sintomo di una Regione che dialoga con i corpi intermedi, li ascolta e non rimane chiusa tra le mura dei palazzi”.

L’Assessore Varì nel suo intervento ha esposto tutte le iniziative messe in campo dalla Regione per sostenere la transizione energetica dichiarando “La Calabria è una regione caratterizzata da un’abbondanza di risorse naturali, tra cui un’irradiazione solare significativa, venti costanti e risorse idriche. Sfruttare l’opportunità di raggiungere l’autonomia nella generazione di energia elettrica è cruciale. La diffusione delle CER non solo comporta un risparmio per la comunità, ma anche preserva la continuità nei servizi pubblici, specialmente durante situazioni di crisi energetica causate da eventi geopolitici recenti. Per questo motivo, il processo di trasformazione avviato deve essere consapevole e significativo e deve coinvolgere necessariamente l’intera comunità e il territorio.”.

Dall’incontro è poi emerso che, grazie anche agli interventi della Regione, la Calabria sia tra le prime in termini di creazione di comunità energetiche rinnovabili e ciò rappresenta un passo significativo verso la sostenibilità e l’indipendenza energetica. Sfruttando risorse rinnovabili per la produzione di energia, le nostre comunità non solo contribuiscono a preservare l’ambiente, ma anche a garantire una maggiore sicurezza e resilienza nell’approvvigionamento energetico.

Le Zone Economiche Montane (Zem) per il rilancio dei comuni di montagna

Le Zone Economiche Montane (Zem) per il rilancio dei comuni di montagna

Passare dalla “fiscalità agevolata alla fiscalità dedicata” per le aree montane. Questa in sintesi la proposta lanciata dal Presidente di Confcommercio Calabria e Vicepresidente di Unioncamere Nazionale, Klaus Algieri che aggiunge:

“Bisogna applicare, migliorare e opportunamente specificare il modello ZES alle costituende “Zone Economiche Montane” (ZEM) con fiscalità dedicata, che abbiano come destinatari i Comuni di montagna e che diano priorità a investimenti (nazionali e esteri) dedicati alla transizione green per tutelare il patrimonio ambientale della montagna pur garantendone lo sviluppo e alla transizione digitale al fine di superare le “barriere infrastrutturali e naturali” dettate dalla carenza di dotazioni infrastrutturali materiali e immateriali e dalla morfologia del territorio. I progetti presentati potrebbero essere finanziati da quelle risorse stornate dal PNRR e/o Fondi europei già appostate ma non utilizzate, facendo una operazione anche di “tiraggio” sull’utilizzo dei fondi non spesi o su linee di intervento finanziate ma a basso tasso di progettualità da parte delle Regioni interessate. Gli obiettivi principali della misura, con l’attrazione di investimenti, dovranno essere quelli di arrestare il declino demografico e l’invecchiamento della popolazione nei Comuni montani appartenenti alle ZEM grazie anche alla creazione di nuovi posti di lavoro per i giovani, creando alternative alla polarizzazione urbana della popolazione e alla fuga di capitale umano verso i centri urbani in particolare del Nord Italia. Inoltre, ove si creino le condizioni, favorire il rientro dall’estero di giovani italiani – da recenti stime di Banca d’Italia più di 600mila residenti vorrebbero rientrare in Italia di cui circa 100mila al Sud- e attrarre giovani stranieri professionalizzati anche extracomunitari. Da un punto di vista settoriale si potrebbero indicare come prioritari all’ammissibilità quei comparti maggiormente “local” e compatibili con la sostenibilità ambientale quali, ad esempio, la filiera agro-forestale-turistica, la digital innovation e ricerca e sviluppo sulle biodiversità o settori a forte vocazione ambientale. Il tema è così importante – ha concluso Algieri – che nella nostra Regione stanno già nascendo dei comitati pro ZEM, come ad esempio a San Giovanni in Fiore nella Sila dove un gruppo di imprenditori guidati della vicepresidente di Confcommercio Cosenza, Giovanna Oliverio, ha dato vita ad un raggruppamento di promozione della ZEM”.

Affrontare l’attuazione dell’Agenda Onu 2030 senza occuparsi di aree interne e di montagna, come previsto dalla Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), potrebbe essere sinonimo di fallimento delle politiche e di inefficacia degli interventi previsti.

È proprio in queste realtà – fragili per condizioni fisico-geografiche, ambientali e per processi modificativi della vita sociale intervenuti nel tempo – che si gioca il futuro della conservazione e della rigenerazione di biodiversità del nostro Paese punto cardine delle linee del PNRR.  Tuttavia, in questi territori sono presenti limiti, ma anche nuove opportunità. E per coglierne il loro potenziale di sviluppo sostenibile, bisogna saper riconoscere specificità differenti (come quelle che distinguono territori alpini da quelli appenninici, o quelli che si propongono tra Appennino centro settentrionale e centromeridionale, oppure ancora quelle delle montagne insulari), sia per dare valore alle tante forme di imprenditorialità intergenerazionale sia per adattarvi strumenti di programmazione, pianificazione, progettazione futuri. 

Negli anni diversi sono stati gli interventi a favore dei territori montani, basti pensare ad esempio alle comunità montane prima e all’unione dei comuni montani poi, oppure Fondo nazionale integrativo per i comuni montani introdotto con la legge di stabilità 2013 e al Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane – FOSMIT” istituito con la legge di bilancio 2022.

Tuttavia si tratta di interventi che non si sono rivelati in grado di risolvere il problema. Ecco perché è necessario adottare misure strutturali in grado di creare una strategia che guardi al futuro in modo consolidato. Tra queste una possibile soluzione potrebbe essere quella di estendere i benefici previsti dalle ZES anche alle aree montane arrivando alla costituzione delle Zone Economiche Montane (ZEM).

Nelle città calabresi crescono i servizi ma si riduce il commercio

Nelle città calabresi crescono i servizi ma si riduce il commercio

Analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio sulla demografia d’impresa nei centri urbani. Aumentano solo le attività di alloggio e ristorazione. Sempre più le imprese gestite da stranieri. Nei centri storici calano le attività tradizionali e crescono i servizi.

Cosenza 01/03/2023. C’era una volta il commercio: questo in estrema sintesi il quadro drammatico che emerge dalla consueta analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio sulla demografia d’impresa nelle città italiane. Dato che trova conferma anche nella nostra Regione dove le attività commerciali si riducono mentre crescono, anche se non in tutte le provincie le attività di servizio.

Complessivamente la doppia crisi pandemica ed energetica sembra avere enfatizzato i trend di riduzione della densità commerciale già presenti prima del 2020. Questa crescente desertificazione, soprattutto nei centri storici, non deve essere sottovalutata in quanto potrebbe mettere a rischio la tenuta della struttura economica delle nostre città.

Per quanto concerne il quadro nazionale tra il 2012 e il 2022 sono sparite, complessivamente, oltre 99mila attività di commercio al dettaglio e 16mila imprese di commercio ambulante; in crescita alberghi, bar e ristoranti (+10.275); nello stesso periodo, cresce la presenza straniera nel commercio, sia come numero di imprese (+44mila), sia come occupati (+107mila) e si riducono le attività e gli occupati italiani (rispettivamente -138mila e -148mila).

Meno profonda, ma non per questo meno allarmante, la situazione di decrescita nelle città capoluogo calabresi.

Grafico 1 – Commercio nei centri storici 2012-2022

Fonte: Ufficio studi Confcommercio

Per quanto riguarda il commercio nei centri storici, tutte le principali città della Regione eccetto quella di Crotone mostrano il segno meno in termini di attività presenti. La situazione più complessa è quella legata al centro storico di Reggio Calabria che conta una riduzione di 103 unità.

Grafico 2 – Commercio non centri storici 2012-2022

Fonte: Ufficio studi Confcommercio

Anche al di fuori del centro storico, il commercio nelle nostre città non sembra vivere un momento particolarmente felice. Le aree urbane di Cosenza, Reggio Calabria e Catanzaro mostrano un segno meno in termini di attività presenti, mentre Crotone e Vibo Valentia mostrano un segno di crescita.

Grafico 3 – Servizi centri storici 2012-2022

Fonte: Ufficio studi Confcommercio

Diversa la situazione dei servizi quali alloggio, ristorazione e bar. Nei centri storici, infatti, aumenta la presenza di questa tipologia di attività tranne nelle città di Catanzaro e Vibo Valentia che mostrano una discreta flessione.

Grafico 4 – Servizi non nei centri storici 2012-2022

Fonte: Ufficio studi Confcommercio

Infine per quanto concerne le aree urbane, anche qui in linea generale assistiamo ad un aumento dei servizi di alloggio, ristorazione e bar, eccezion fatta per le città di Cosenza e Crotone che mostrano un segno meno.

Il presidente di Confcommercio Calabria Klaus Algieri nel commentare l’analisi dell’Ufficio Studi sulla demografia di impresa nelle città calabresi ha dichiarato: “La desertificazione commerciale non riguarda solo le imprese, ma la società nel suo complesso. Il fatto che il cuore pulsante delle nostre città stia lentamente cessando di battere significa che ci troviamo di fronte a meno servizi, meno vivibilità e di conseguenza minor sicurezza sulle nostre strade. Le attività commerciali, infatti, non sono da considerare solo in termini economici, ma anche come sentinelle dei nostri territori. La loro assenza rischia di spegnere i luoghi in cui viviamo. Occorre quindi accelerare la riqualificazione urbana con un utilizzo più ampio e selettivo dei fondi europei del PNRR e coinvolgendo anche i corpi intermedi nella realizzazione dei progetti”.

Algieri. Turismo è industria per Sud Italia, agire subito sui trasporti per stagione estiva

Algieri. Turismo è industria per Sud Italia, agire subito sui trasporti per stagione estiva

“Bisogna affrontare il boom del turismo italiano ed europeo verso il Sud mettendoci la ‘testa’, riorganizzando la logistica e i trasporti, facendole funzionare da subito, e pubblicizzando al meglio i nostri luoghi e le nostre bellezze. Così si potrebbe vivere di turismo da maggio a ottobre. Si devono riorganizzare subito al meglio le infrastrutture per i prossimi mesi estivi”.

Così, con Adnkronos/Labitalia, Klaus Algieri, presidente di Camera di commercio di Cosenza e vicepresidente nazionale di Unioncamere, sulle prospettive di sviluppo del Sud.

“Per aiutare il Sud ad accogliere al meglio i turisti dal resto del Paese e da tutta Europa è necessario che qualcuno ci metta la testa riorganizzando logistica e trasporti. Tutti parlano del Mezzogiorno, ma nessuno, a livello istituzionale, è intervenuto con ‘la testa’ per risolvere, nell’immediatezza, quei problemi che ci impediscono di sfruttare al meglio la nostra risorsa principale: il turismo”

insiste Algieri.
“Le strutture ci sono, gli imprenditori sono pronti a mettersi in gioco, ma manca ad esempio la volontà di intervenire su orari e quantità di treni e aerei. Per arrivare in Calabria da Roma, ci vogliono 3 ore e un quarto con la Frecciarossa ma è una sola e sempre piena. Basterebbe metterne un’altra… E poi la Salerno-Reggio Calabria. Tutto fila liscio fino a maggio e poi a giugno e luglio lavori di manutenzione. E’ normale? Chi controlla l’Anas?”, rimarca amaro Algieri.

“E così tanti altri interventi -aggiunge- che permetterebbero agli operatori turistici di affrontare al meglio la stagione. Va sistemata la Ss 106 e intervenire anche sulla linea ferroviaria ionica per collegarla a quella tirrenica e quindi a Roma, per permettere di collegare ad esempio Crotone con Roma in poco più di 4 ore. E, ancora, sostenere la creazione sempre a Crotone di un aeroporto turistico, potrebbe essere il primo del Mezzogiorno”. Per Algieri, vanno “bene i grandi progetti, ma quanti anni ci vorranno per realizzarli?”. “Quindi, per questo si deve intervenire da subito per valorizzare le strutture che già abbiamo e tutte quelle grandi risorse che il Sud e la Calabria hanno e che nessuno ha, i nostri mari con a due passi le nostre montagne”, spiega ancora.

E sul Pnrr Algieri è molto chiaro. “Al Mezzogiorno sono destinati nel Pnrr questi 40 miliardi che però, onestamente, ancora non si sono visti. Noi come Camere di commercio siamo soggetti attuatori ma ancora non è stato assegnato nulla per far sì che possiamo agire sulle imprese. Le risorse prima vanno ai Comuni. Prima domanda che noi ci poniamo: i Comuni sono pronti, sono preparati? Stanno presentando progettualità? La nostra paura è che poi queste risorse non si riesca a spenderle e che vadano alla fine perse”, sottolinea allarmato l’imprenditore.

“Finora -insiste Algieri- abbiamo visto solo convegni, noi invece vogliamo i fatti. Voglio vedere se questi soldi sono arrivati e dove sono”, rimarca.

Ma per Algieri un concetto deve essere chiaro. “Le imprese del Sud non chiedono soldi, chiedono solo le stesse opportunità degli altri, perché noi siamo bravi e siamo riconosciuti come capaci in tutto il mondo”, sottolinea.

“Se andiamo a vedere il Mezzogiorno, in questo momento, sta crescendo di più in percentuale rispetto al resto del Paese. Dopo il Covid gli imprenditori del Sud sono ripartiti, c’hanno messo l’anima. Adesso è arrivata la guerra… Ma forse, faccio una provocazione, la guerra può salvare il Sud. Perché noi non abbiamo industria, siamo consumatori dell’industria. La nostra vera industria è il turismo”, conclude.