L’intesa prevede studi, ricerche, convegni e iniziative di formazione, finalizzati alla prevenzione delle infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia legale, la sensibilizzazione sui fenomeni vessatori del settore economico, la valorizzazione della tutela ambientale con particolare riferimento agli illeciti nel ciclo dei rifiuti, la salvaguardia della salute del consumatore connessa alla vendita di prodotti e dispositivi medici.
L’Arma dei Carabinieri si avvarrà di qualificati rappresentanti del Raggruppamento Operativo Speciale (ROS), dei Reparti Operativi, del Comando per la Tutela Ambientale e Transizione Ecologica e del Comando per la Tutela della Salute, al fine di rendere fruibili all’interesse collettivo le peculiari competenze che contraddistinguono l’istituzione. Confcommercio promuoverà la partecipazione della dirigenza politica e tecnica e degli associati, con il coinvolgimento dell’intero sistema confederativo, articolato in territoriali e categorie. L’attuazione del protocollo, che avrà durata triennale, sarà affidata ad un comitato paritetico.
Sangalli: “Un collaborazione importante per dare sicurezza alle imprese”
Presentando il Protocollo d’Intesa firmato con i Carabinieri, il presidente di Confcommercio ha sottolineato che “per la nostra organizzazione l’alleanza con l’Arma dei carabinieri ha un valore particolare, specialmente in questo momento storico. E lo dico pensando in particolare a tre ordini di ragioni”. “La prima ragione – ha detto Sangalli – è che con questo protocollo si rafforza ulteriormente il percorso di promozione della legalità che si esprime proprio nelle cosiddette Giornate della Legalità Ci Piace. Giornate che con continuità, anno dopo anno, hanno dato vita a ricerche, azioni e soprattutto hanno rafforzato la collaborazione con le istituzioni. Collaborazione, appunto“.
“E qui vengo alla seconda ragione per la quale questo Protocollo ricopre per noi un significato particolare. Sappiamo infatti bene che uno degli aspetti più insidiosi dell’illegalità, in particolare per fenomeni come racket, usura, corruzione, è la percezione da parte di chi li subisce di essere solo. Gli stessi fenomeni criminali stanno diventando sempre più complessi e difficili da affrontare. Da quelli predatori a quelli legati alla criminalità organizzata. E la collaborazione tra istituzioni e parti sociali è la via maestra per presidiare in modo capillare, diffuso ed efficace la sicurezza del Paese. Qui allora vengo alla terza ragione che mi rende particolarmente felice di questo Protocollo“.
“Il terzo motivo – ha poi aggiunto Sangalli – siete voi, l’Arma dei Carabinieri, che, se il Generale Luzi mi permette il paragone, è un’istituzione molto vicina alla sensibilità, all’organizzazione e alla storia della stessa Confcommercio. Perché l’arma è “dappertutto” e “rasoterra”, come la Confcommercio, con presidi ovunque sul territorio. Avete un’organizzazione che incrocia centro, territorio e reparti per esigenze speciali, come noi operiamo tra dimensione territoriale, di categoria e Confederazione centrale. Ma soprattutto entrambi, abbiamo alle spalle una “storia popolare”, con la vicinanza alle più importanti istituzioni dello Stato e nello stesso tempo con la capacità di rimanere a contatto con le persone e con le imprese”.
“E mai come in questo momento – ha detto il presidente di Confcommercio – le persone e le imprese hanno bisogno che si uniscano le forze per dare loro sostegno e fronteggiare la criminalità. Nel 2020, le imprese dei nostri settori, in particolare del commercio, alloggio e ristorazione, hanno subito un crollo del volume di affari senza precedenti. Oltre un terzo di queste imprese si è trovato stretto in un combinato disposto pericolosissimo, cioè mancanza di liquidità e difficoltà sostanziale di accesso al credito. Come emerge dai dati del nostro Ufficio Studi, dal 2019 ad oggi la quota degli imprenditori che ritiene aggravato il fenomeno dell’usura è aumentata di 19 punti percentuali. C’è bisogno di non fare sentire soli questi imprenditori. C’è bisogno di ascolto per interrompere il rapporto deleterio tra chi è in difficoltà e chi se ne approfitta. C’è bisogno di rilanciare l’economia e di dare nuova speranza a famiglie e imprese. Che poi è il miglior vaccino contro la criminalità organizzata. C’è bisogno, in sintesi di lavorare insieme”.
“E per noi – ha concluso Sangalli -è davvero un onore farlo con una istituzione così prestigiosa come l’Arma dei Carabinieri. E dato che il vostro motto è “Nei secoli fedele”, speriamo di essere alla vostra altezza con una collaborazione che durerà a lungo e che soprattutto possa portare buoni risultati alle nostre imprese“.
Luzi: “I carabinieri sono presenti per dare aiuto agli imprenditori”
Il comandante Generale dei Carabinieri, ha evidenziato che la firma del Protocollo con Confcommercio è un passo importante, “non risolve certo il problema della legalità ma è un modo giusto per dare fiducia agli imprenditori e dire che l’Arma dei carabinieri c’è ed è presente per tutelare le imprese”. Secondo Luzi è “importante fare sistema e dialogare tra pubblico e privato: per noi è fondamentale aiutare ed ascoltare la voce del territorio nelle sue richieste di aiuto“.
Ottava edizione della giornata della legalità di Confcommercio. Per un imprenditore su quattro nell’ultimo anno il fenomeno è peggiorato. Quarantamila imprese a rischio chiusura. Sangalli: “Bisogna riaccendere la speranza delle imprese”. Il ministro Lamorgese: “Lo Stato è presente nella lotta contro l’usura”.
L’impatto del Covid sull’economia e sulle imprese è stato devastante. I numeri sono impietosi e certificano una situazione disperata per centinaia di migliaia di lavoratori e imprese. Confcommercio nel corso di quest’anno ha fotografato più volte lo scenario “apocalittico” che si è venuto a creare, chiedendo a gran voce sostegni e ristori più adeguati per il settore dei servizi, (commercio, turismo, ristorazione, trasporti), che più di ogni altro ha pagato dazio all’emergenza coronavirus. Sono circa 300mila imprese del commercio non alimentare e dei servizi che rischiano di chiudere i battenti in modo definitivo. Tra le cause principali ci sono certamente la perdita quasi totale di fatturato e la conseguente crisi di liquidità a cui poi si devono aggiungere le complicanze burocratiche che già in tempi normali affossano l’attività economica ma che in una situazione così eccezionale hanno dato il colpo di grazia. Quindi uno scenario desolante al quale purtroppo bisogna aggiungere un altro elemento, anch’esso purtroppo storicamente presente nella vita di chi fa impresa, ma che nell’ultimo anno è emerso con ancora più forza: l’usura. E proprio al fenomeno dell’usura e al suo impatto sulle imprese del commercio e dei servizi, è stata dedicata l’ottava edizione di “Legalità, ci piace!”, la giornata nazionale di Confcommercio dedicata alla legalità alla quale ha partecipato, oltre al presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese.
Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli e il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese
Sangalli: “Insieme contro l’usura per riaccendere la speranza di imprese e imprenditori”
Nel suo intervento, il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha ribadito il significato dell’edizione 2021 della giornata della legalità, che pur in una versione forzatamente “digitale” continua ad avere come punto di riferimento “il tenere alta la guardia sul tema della sicurezza e della legalità. Perché legalità e sicurezza sono una precondizione di normalità”. Sangalli che ha ringraziato il ministro Lamorgese per la sua presenza “fisica”, ha ribadito l’impegno di Confcommercio sulle riaperture: “Normalità significa – ha detto il presidente – innanzitutto poter lavorare, poter riaprire. Questo stiamo chiedendo al Governo e alle Istituzioni, con proposte puntuali nelle misure di sostegno e di messa in sicurezza, con un lavoro assiduo sui provvedimenti governativi e in Parlamento”. “Lo abbiamo chiesto anche nelle piazze, in tante piazze d’Italia – ha continuato il presidente – fino alla manifestazione di qualche giorno fa della Fipe, dimostrando come una rappresentanza d’impresa responsabile si muove nel perimetro della legalità e della civiltà, dando voce al tempo stesso alla disperazione delle imprese”. Ci sembra oggi che la decisione del Governo vada in questa direzione sulle aperture, a partire dal metodo, quello cioè della programmazione, con un calendario definito”.
Giornata della Legalità: il presidente Sangalli nel corso del suo intervento
Per quanto riguarda il merito, Sangalli ha ricordato che “le aperture per le sole attività all’aperto rischiano di penalizzare almeno la metà delle impreseche non possono usufruire di questa possibilità. E va detto che è anche una doppia penalizzazione per le imprese dei pubblici esercizi della montagna, considerate le stesse condizioni climatiche”. “Confcommercio – ha detto Sangalli – chiede a questo proposito due ulteriori accorgimenti: da una parte, favorire una sensibilizzazione nei confronti delle amministrazioni locali nel permettere di utilizzare nuovi spazi pubblici, così da assicurare maggiore vivibilità delle nostre città e territori; dall’altra parte, sarebbe importante anticipare prima possibile le aperture anche all’interno, con distanziamento e protocolli di sicurezza”. Il presidente ha quindi affrontato il tema principale della giornata, quello dell’usura “che nei momenti di crisi diventa una vera e propria piaga sociale. Basta guardarsi intorno per capirne le ragioni”. “Nel 2020, le imprese del commercio, alloggio e ristorazione hanno subito una drammatica riduzione del volume di affari e oltre un terzo si è trovato stretto in un combinato disposto pericolosissimo, cioè la mancanza di liquidità combinata con una difficoltà sostanziale di accesso al credito. Ed è per questo che, senza sosta, in questi mesi abbiamo chiesto non solo indennizzi adeguati e tempestivi, ma anche moratorie fiscali e creditizie ampie ed inclusive, la sospensione e la rateizzazione degli impegni fiscali e possibilità più ampie di accesso al credito”. “Senza fatturato, senza liquidità, senza credito, e con i costi da pagare – ha osservato Sangalli – è facile capire quanti imprenditori rischiano, infatti, di essere facili prede per la criminalità organizzata e le pratiche di usura. Come emerge dai nostri dati, infatti, dal 2019 ad oggi la quota degli imprenditori che ritiene aggravato il fenomeno è aumentata di 14 punti percentuali. E sono ad immediato e grave rischio di usura circa 40mila imprese del commercio, della ristorazione e dell’alloggio”.
Sangalli ha evidenziato che il Mezzogiorno paga un prezzo più alto a questo fenomeno “perché dotato di un tessuto imprenditoriale più fragile”. Il presidente di Confommercio si è poi soffermato sull’importanza della denuncia come dovere morale e giuridico pur riconoscendo che la paura di ritorsioni e, soprattutto, la percezione di essere soli spesso impedisce agli imprenditori di farsi avanti. Sangalli lancia così un appello: “A quegli imprenditori vogliamo dire, una volta ancora: non siete soli. La Confcommercio è con voi. E la Confcommercio è con le istituzioni”.
Lamorgese: “Lo Stato è presente nella lotta contro l’usura”
Nel suo intervento alla giornata della legalità di Confcommercio, il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha ringraziato il presidente Sangalli per l’impegno a favore della diffusione della cultura della legalità ricordando anche la sinergia con Confcommercio nella lottà alla criminalità. “Questa – ha detto Lamorgese – è un occasione importante di riflessione su temi essenziali per rilanciare il tessuto produttivo. E anche le aperture dei prossimi giorni possono rappresentare un volano per il rilancio delle imprese“. Lamorgese ha confermato che il coronavirus ha inciso sulla crescita di fenomeni come l’usura. “E’ necessario da parte di tutti – ha detto il ministro – impegnarsi per combattere questo fenomeno. La denuncia è un elemento molto importante“.
Giornata della Legalità: il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese
“Come ministero dell’Interno – ha aggiunto – ci stiamo impegnando sul territorio con le prefetture per raccogliere le istanze che provengono dal territorio. E’ indubbio che lo scenario in atto è di indubbi interesse per le mafie che sono capaci di adattarsi ai cambiamenti di scenario economico e intercettare le tante risorse messe in campo dal governo per sostenere l’economia“. “L’usura è il tipico reato spia sintomatico della penetrazione della criminalità organizzata sul territorio che approfitta della mancanza di liquidità delle imprese“. “La criminalità organizzata – ha sottolineato Lamorgese – è capace di mettere in piedi una sora di welfare alternativo per le famiglie che poi rimangono incastrate nell’ingranaggio dell’usura“. Il ministro dell’interno ha poi ricordato l’impegno del governo nell’attività di contrasto e prevenzione e ha menzionato un organismo di monitoraggio creato per fotografare il fenomeno criminale.
Quarantamila imprese a rischio usura
Nella prima parte dell’evento, il direttore dell’Ufficio Studi Confcommercio, Mariano Bella, ha presentato un’analisi sugli effetti dell’usura al tempo del Covid per le imprese e la percezione che le stesse imprese hanno del fenomeno. “Rispetto al 2019 – ha detto Bella – è più che raddoppiata la quota di imprenditori che ritiene aumentato il problema (27% contro il 12,7%), e sono a immediato e grave rischio usura circa quarantamila imprese del commercio, della ristorazione e dell’alloggio”. Secondo Bella poi, ci sono le “solite” differenze territoriali: “Il Mezzogiorno purtroppo- ha osservato il direttore dell’Ufficio Studi – paga un prezzo più alto e il rischio di chiusura definitiva per le imprese è maggiore. Per fare un esempio, tra nove grandi città italiane colpite dall’usura, Napoli, Bari e Palermo sono tra quelle più a rischio”. “Per diverse ragioni – ha detto Bella – le imprese del Nord hanno patito di più la pandemia, eppure sia per una condizione strutturale di esposizione alla criminalità sia per una maggiore fragilità intrinseca dell’impresa, è il tessuto produttivo del Sud ad apparire più soggetto a shock negativi”. Bella ha poi osservato che “l’usura rimane una tipologia di reato che fatica ad essere denunciato. A frenare la propensione a denunciare – ha precisato – non è tanto la speranza di poter restituire il prestito, quanto piuttosto la paura di subire ritorsioni, la percezione di essere soli, la poca fiducia nella giustizia e la vergogna che caratterizza coloro che, in ultima istanza, si vedono costretti a rivolgersi agli usurai”. Bella ha concluso la sua presentazione ricordando che le ricette essenziali per debellare la piaga dell’usura restano quelle già suggerite da tempo: “Senza misure di contrasto più incisive e una cultura della legalità più diffusa sarà davvero complicato estirpare il fenomeno dell’usura”.
Percezione di sicurezza e criminalità presso gli imprenditori del terziario
Pensando alla criminalità (furti, rapine, usura, estorsione….) lei direbbe che rispetto allo scorso anno i livelli di sicurezza sono….
Fonte Ufficio Studi Confcommercio
Con riferimento alla sua attività e al settore in cui opera, come valuta l’andamento dei crimini indicati nel corso dell’ultimo anno?
%risposte aumentato
2018
2019
2020
RAPINE
27,0
25,0
16,0
ESTORSIONI
15,0
15,2
16,0
CONTRAFFAZIONE
33,0
34,8
20,0
FURTI
38,0
29,0
20,3
ABUSIVISMO
45,0
34,0
25,4
USURA
17,0
12,7
27,0
La percezione della crescita dell’usura è peggiore nelle piccole imprese del commercio, soprattutto alberghi e pubblici esercizi (36%)
Fonte Ufficio Studi Confcommercio
Le difficoltà vissute dalle imprese fino a 9 addetti
Nel corso del 2020 la sua attività ha dovuto far fronte alle seguenti situazioni? (somma risposte molto +abbastanza)
Fonte Ufficio Studi Confcommercio
Numero di imprese potenzialmente a rischio usura
Fonte Ufficio Studi Confcommercio
Usura o eventi collegati a pressioni per cedere l’azienda: nell’ultimo anno ha vissuto di persona/persona che conosce o ne ha sentito parlare direttamente da persona conosciuta
risposte in percentuale
intervallo di confidenza
MAG-20
10,0
7,8
12,2
OTT-20
13,0
10,5
15,5
APR-21
12,0
9,4
14,6
Fonte Ufficio Studi Confcommercio
Alcune indicazioni specifiche sulle micro imprese del commercio, della ricettività e dei pubblici esercizi in alcune città italiane
Valuterà se chiudere definitivamente la sua attività (P>60%)
Ritiene aumentata la pressione della criminalità sulle imprese
Ritiene diffusa l’usura sul proprio territorio (molto+abbastanza)
NAPOLI
41
BARI
55
NAPOLI
44
ROMA
30
NAPOLI
53
BARI
36
BARI
28
FIRENZE
52
PALERMO
30
BOLOGNA
22
BOLOGNA
49
ROMA
19
PALERMO
22
PALERMO
46
MILANO
17
FIRENZE
17
ROMA
42
PADOVA
12
PADOVA
16
TORINO
40
FIRENZE
12
TORINO
13
MILANO
37
BOLOGNA
11
MILANO
11
PADOVA
34
TORINO
10
Fonte Ufficio Studi Confcommercio
I motivi delle mancate denunce dell’usura
Fonte Ufficio Studio Confcommercio
Il sentiment degli imprenditori nei confronti della pressione della criminalità
Secondo lei, tra i soggetti indicati chi è più vicino a commercianti e imprenditori minacciati dalla criminalità? (somma % risposte =100)
Il 20 aprile appuntamento con la Giornata nazionale dedicata alla legalità. Quest’anno sarà presentata un’analisi sull’usura al tempo del Covid e sugli effetti per le imprese. Interverranno il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli e il Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.
Martedì 20 aprile si terrà l’ottava edizione della Giornata nazionale di Confcommercio “Legalità, ci piace!”, in diretta streaming sul sito di Confcommercio Nazionale dalle ore 11.00.
Come ogni anno, l’intento della confederazione è quello di promuovere e rafforzare la cultura della legalità come prerequisito fondamentale per la crescita e lo sviluppo.
Questa volta, ovviamente, le analisi e le riflessioni non potranno non tener conto del fattore coronavirus che ha contribuito a far crescere in modo particolare fenomeni come quello dell’usura nei confronti delle imprese. E proprio sul tema dell’usura, nel corso dei lavori, che si apriranno alle ore 11.00, il Direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, presenterà un’analisi di Confcommercio.
Sono previsti gli interventi del Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli e del Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.
Centocinquanta rappresentanti territoriali a Roma ma migliaia di persone collegate da ogni parte d’Italia, da nord a sud, per offrire la propria testimonianza. Il mondo della ristorazione, devastato dalla crisi, lancia ancora una volta forte il suo grido, poco meno di sei mesi dopo di “#SiamoATerra”, la manifestazione organizzata in 24 città con la partecipazione di migliaia di imprenditori, per chiedere al governo una data certa per le riaperture. Questo il tema centrale dell’Assemblea straordinaria “in piazza” della Fipe che a Roma, nella cornice di Piazza San Silvestro, ha voluto testimoniare la sua vicinanza a tutti i lavoratori del settore così come ha fatto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, che ha aperto l’Assemblea ringraziando gli imprenditori dei pubblici esercizi “perché portate con dignità e serietà la voce di un mondo che ha subito sulla propria pelle tante decisioni difficili, incomprensibili, spesso ingiuste, in quest’anno drammatico di pandemia”. “Noi oggi siamo qui – ha detto Sangalli -e vogliamo futuro. Oggi in questa piazza, in queste piazze, c’è l’Italia. L’Italia che rischia in proprio e crea lavoro e futuro per la famiglia, per i collaboratori”. Nel suo intervento il presidente di Confcommercio ha ribadito l’impegno della confederazione per ottenere dal governo risposte rapide “e mai per rallentare il passo”. “Ci siamo battuti sempre per dare un aiuto concreto agli imprenditori e mai per avere un titolo sui giornali. Ci siamo battuti sempre per essere ascoltati, e mai per essere visti”. Il pensiero del presidente è andato alla situazione attuale ricordando l’impegno di Confcommercio per ottenere indennizzi a fondo perduto immediati e rafforzati perchè “se non si sopravvive oggi, non c’è futuro domani”.
“Ci siamo impegnati – ha detto Sangalli – per spostare a lungo termine tutti quei costi, oggi insostenibili, che gravano sulle imprese. Penso alle tasse e alle tasse locali. Penso ai finanziamenti. Penso agli affitti. Penso alle bollette”. Per il presidente questo vuol dire non rinunciare mai al dialogo, non rinunciare al confronto. Significa non stancarsi nella proposta puntuale. “E le vostre, le nostre ragioni sono quelle di chi ha scelto il mare aperto del mercato, ma garantisce al Paese vivibilità, identità e solidarietà. Nella convinzione che nessuno si salva da solo. Le vostre ragioni, le nostre ragioni sono quelle dei tantissimi giovani e delle donne, che proprio nel nostro mondo trovano un’occasione di vita, di lavoro, di futuro“. “Le vostre, le nostre ragioni – ha ricordato Sangalli – sono quelle di un mondo che non potrà mai essere compensato per quello che ha perso, ma deve essere riconosciuto per quello che vale e per quello che è in grado di dare. Le vostre ragioni sono quelle di chi vuole ripartire e lo vuole fare da domani. Perché il futuro non (si) chiude“. “Ci dicano, una volta per tutte e ce lo dicano con i numeri –ha incalzato Sangalli – se le nostre attività sono davvero quelle che vanno chiuse per prime e per troppi mesi. Ce lo dicano e ce lo spieghino bene. Perché noi vogliamo riaprire. Vogliamo riaprire in sicurezza. Perché la risposta all’emergenza solo con “più chiusure” è ormai una scelta insostenibile dal punto di vista economico e dal punto di vista sociale. Ogni giorno di chiusura in più, è un metro di deserto che avanza nelle città italiane. Ed è un pezzo di futuro che si sgretola nell’identità del nostro Paese. Noi siamo qui per il futuro. E il futuro parte da un piano vaccini coordinato, diffuso, tempestivo e soprattutto senza incertezze“. “Perché l’incertezza è il peggior nemico. Siamo per i vaccini – ha concluso Sangalli – e siano per il passaporto vaccinale, che resta il prerequisito della normalità. L’incertezza non ci fa programmare, taglia le gambe al futuro”.
L’intervento del presidente Sangalli
Stoppani: “Siamo invisibili agli occhi della politica”
Il presidente di Fipe e vicepresidente di Confcommercio, Lino Enrico Stoppani, nel suo intervento ha voluto sottolineare la vera e propria discriminazione che il settore ha subito nelle scelte politiche in tutti questi mesi. “Un settore discriminato nella sua dignità, noi abbiamo sempre avuto solo il dovere di rimanere chiusi“. “Non sarà possibile recuperare tutto quello che si è perso – ha detto Stoppani – ma almeno avere dei ristori compatibili con le perdite di fatturato. Rispettando i protocolli di sicurezza, che peraltro abbiamo sempre scrupolosamente messo in pratica, vogliamo riaprire subito. Chiediamo con rispetto alla politica di tornare a fare il proprio mestiere”. “Chiediamo anche – ha concluso Stoppani – una spinta vera sulla campagna vaccinale“.
Assemblea Fipe a Piazza San Silvestro
Il mondo dei pubblici esercizi tra rabbia e voglia di ripartire
Nel corso della giornata tante sono state le testimonianze degli imprenditori dei vari settori. Il comune denominatore è stato il sentimento di frustrazione e di tristezza nel vedere le proprie attività chiudere senza nessuna certezza su quello che sarà il futuro. Aldo Cursano vicepresidente vicario di Fipe: “Davvero grazie al presidente Sangalli per la sua presenza e per il suo sostegno. Siamo fuori tempo massimo non possiamo dopo 14 mesi di sacrifici, di impedimenti e di chiusure non possiamo più assistere come testimoni impotenti mentre le imprese sono destinate al fallimento”. “Ancora oggi siamo chiusi la sera in tutte le zone arancioni, gialle o rosse che siano. E’ dura vedere che ci sono alcune attività che lavorano e giustamente hanno garantito il loro diritto a lavorare e noi no e chiaro che poi possono accendersi gli animi anche se noi siamo la Fipe e condanniamo qualsiasi episodio di protesta violente. Non si possono chiudere le nostre aziende per decreto e poi ci si continua a chiedere di pagare tasse. Dobbiamo tornare a vivere del nostro lavoro altrimenti non possiamo rispettare nessuno impegno fiscale. Dobbiamo ripartire se vogliamo salvarci non siamo figli di un dio minore“. Valentina Piccabianchi, presidente del gruppo donne imprenditrici Fipe, ha sottolineato l’impegno delle donne dei pubblici esercizi che non si arrendono e resistono nonostante la crisi e Matteo Musacci, presidente Fipe Giovani, hachiesto certezze e prospettive per il futuro. “Vogliamo una data per le riaperture perché siamo stremati”. Maurizio Pasca presidente del Silb: “Le discoteche sono chiuse ormai ininterrottamente da 14 mesi”. “Hanno chiuso definitivamente il 30% delle aziende e un altro 40% è destinato a chiudere se non riaprirà quest’estate”. Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari: “Siamo qui in piazza a Roma con la Fipe e la Confcommercio non solo per ribadire con forza che la balneazione attrezzata italiana ha bisogno di una data certa per la riapertura delle proprie attività ricreative all’aperto ma anche per lanciare un messaggio di fiducia alle famiglie italiane e, soprattutto, per non perdere fette importanti della domanda turistica internazionale”. “Questa situazione di incertezza e di assenza di date per la ripartenza turistica – ha detto Capacchione – rischia di far perdere al nostro Paese segmenti significativi della domanda nel mercato internazionale delle vacanze, mai come oggi così agguerrito e competitivo”.
Giorgetti a Fipe: “Per sostegni valutare fatturato o bilanci”
Al termine dell’assemblea straordinaria di Roma, una delegazione della Fipe ha incontrato al ministero dello Sviluppo Economico il ministro Giancarlo Giorgetti. Sul tavolo la questione dei sostegni sui quali la Fipe,in una recente audizione al Senato, ha già espresso molte critiche. Il ministro ha indicato due strade: gli indennizzi basati sul fatturato, com’è accaduto per l’ultimo decreto, oppure prendere in considerazione il bilancio che “senz’altro fornisce indicazioni più precise sulle perdite reali subite” ma che prevede tempi più lunghi. La Fipe si è impegnata a presentare una proposta articolata in tempi brevi, un sistema di due acconti e di un saldo finale che terrebbe conto degli indicatori contenuti nel bilancio evitando sperequazioni tra le diverse attività. Al termine dell’incontro, la Fipe ha sottolineato la disponibilità del ministro che “ha dimostrato grande attenzione per i pubblici esercizi e ha condiviso le nostre preoccupazioni e per questo lo ringraziamo“. “Ora – conclude la nota – bisogna lavorare per passare dalle intenzioni ai fatti“.
Intervista al Corriere della Sera del presidente di Confcommercio. “Da Draghi ci aspettiamo un intervento coraggioso per le imprese”. “A rischio la chiusura di circa 300 mila imprese del terziario e circa 200 mila partite Iva”.
Il 24 marzo è partita la campagna nazionale di Confcommercio, “Il futuro non (si) chiude” per far sentire la voce delle imprese che vogliono ripartire e allo stesso tempo per sottolineare la necessità di sostegni più robusti per fare fronte alle enormi difficoltà economiche che le chiusure, da un anno a questa parte, hanno determinato. Il presidente Sangalli, dalle pagine del Corriere della Sera, chiede al presidente del Consiglio Draghi un intervento “coraggioso” e indennizzi più adeguati e tempestivi per le aziende.
“Dal presidente Draghi ci aspettiamo una svolta che non c’è ancora. Ci aspettiamo quel coraggio responsabile con cui nel 2012 salvò l’Unione monetaria europea, dichiarando il famoso “whatever it takes” (fare tutto ciò che è necessario, ndr). Ma questa volta deve farlo per salvare le nostre imprese. Che poi vuol dire salvare l’Italia”.
Può darci un’idea della situazione?
“Per trovare un anno peggiore del 2020 bisogna risalire più o meno al 1944. L’anno scorso sono andati persi quasi 130 miliardi di consumi, circa duemila euro a testa. Tra gennaio e febbraio di quest’anno c’è già stato un crollo di 20 milioni di presenze in Italia. Il lockdown di marzo e aprile rischia di causare una perdita di oltre 15 miliardi di euro, oltre la metà per alberghi e ristoranti. Questi ultimi, tra marzo e le giornate di Pasqua, non incasseranno circa 2,8 miliardi”.
Una débâcle
“Quando incontro I nostri imprenditori e ascolto numeri e bilanci disastrosi, ma sembra che la distanza tra noi e la lentezza e poca efficacia delle azioni fin qui Intraprese si faccia siderale”.
Di quali azioni parliamo?
“Tutti mi dicono la stessa cosa: le chiusure soma indennizzi adeguati non le reggiamo più. Ecco perché I nostri imprenditori, tutti gli imprenditori, si aspettano non solo un più robusto sostegno in tempo zero, ma anche la prospettiva di un ritorno alla normalità perché altrimenti non ce la si fa. Il sistema imprenditoriale non regge più”.
Cosa non va nel decreto Sostegni?
“E stato archiviato il meccanismo dei codici Ateco e sono stati stanziati per questi interventi circa un miliardo di euro, sui 32 mobilitati dal decreto. Ma i soggetti interessati alla fine sono circa tre milioni. In questo modo l’indennizzo medio è di circa 3.700 euro”.
Non bastano.
“Non ci siamo. Il rischio è la chiusura di circa 300 mila imprese del terziario e circa 200 mila partite Iva”.
Chiedete un nuovo scostamento di bilancio?
“Per forza: servono indennizzi più adeguati, più inclusivi e più tempestivi. E poi c’è un problema legato ai costi per le imprese rimaste chiuse: dalle locazioni ai finanziamenti. Chiediamo che possano essere sospesi, almeno fino a quando le imprese non potranno ripartire in piena normalità”.
Il credito dà problemi?
“Insieme con l’Abi e le altre associazioni abbiamo chiesto alle istituzioni europee e italiane la proroga delle moratorie in essere e l’introduzione di nuove, nonché una durata dei prestiti con garanzia pub buca di non meno di quindici anni. E senza che tutto ciò comporti classificazioni critiche o addirittura un default dei debitori”.
Bisognerebbe intervenire sulle regole europee.
“Pensiamo che il governo italiano possa e debba assumere un’iniziativa determinata al riguardo”.
Il presidente Draghi ha promesso una stagione di dialogo.
“Sì e, in occasione delle sue dichiarazioni programmatiche alle Camere, ha posto la sfida di una “nuova ricostruzione”. Il che richiede, dal punto di vista del metodo, maggiore confronto tra governo e forze sociali”.
Cos’altro avete in agenda, oltre agli indennizzi?
“Proponiamo di superare il modello “più chiusure”, puntando su “più vaccini”. Per il decollo della campagna vaccinale, le nostre associazioni e le nostre imprese sono pronte a fare la propria parte. E poi c’è il Piano nazionale di ripresa e resilienza”.
Che intanto sta cambiando.
“Rispetto alla bozza del 12 gennaio, abbiamo segnalato la necessità di approfondire il rapporto tra investimenti e ruolo delle riforme, nonché l’esigenza di investire sull’economia del terziario. Siamo ancora in attesa di risposte. Lo ricorderemo anche con la campagna social “II futuro non (si) chiude”, appena partita, che coinvolge tutti i territori, per raccontare la disperazione degli imprenditori ma anche la loro determinazione a non arrendersi”.
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