Il mezzogiorno “riparte” dal PNRR

Il mezzogiorno “riparte” dal PNRR

Secondo l’Ufficio Studi Confcommercio dal Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza arriveranno più investimenti per rilanciare la produttività del Sud e ridurre il gap con il resto del Paese.

Il nostro Paese si trova davanti ad una prova decisiva: portare a termine entro il 2026 gli obiettivi del Pnrr nell’ambito del programma dell’Unione Europea noto comeNext Generation EU. Un’occasione da non perdere per ricostruire dopo la pandemia un tessuto economico e sociale coniugando e incentivando le opportunità connesse alla transizione ecologica e digitale. Per capire quanto e come potrebbe impattare sull’economia italiana la realizzazione dei progetti contenuti nel Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, l’Ufficio Studi Confcommercio è partito dal Mezzogiorno il punto storicamente più debole del nostro sistema economico che però proprio grazie al Pnrr potrebbe recuperare un bel pezzo del terreno perso.  

Investimenti e produttività nel lavoro

Presentando l’indagine, il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, ha sottolineato che “l’accumulazione di capitale, l’incremento demografico, se implica quello dei livelli occupazionali, e il progresso tecnologico influenzano il livello del prodotto aggregato di un’economia e la sua crescita nel tempo. Lo stock di capitale dipende direttamente dagli investimenti. Quindi per aggiustare le cose nel nostro Sud una strada importante è quella degli investimenti”. “Nel 2019 – ha proseguito Bella – gli investimenti per occupato equivalente sono inferiori nel Sud ai livelli di 24 anni prima, mentre nel Centro-Nord sono superiori. È come se il Mezzogiorno credesse meno in se stesso, anzi come se non credesse nel proprio futuro: credere nel futuro è infatti la molla per investire. Dunque c’è un ampio divario tra aree geografiche negli investimenti per occupato a tempo pieno. Questo ha impatti sulla ricchezza prodotta nelle diverse regioni”. “Quindi, per ridurre i divari territoriali, purtroppo strutturali, che caratterizzano il nostro sistema produttivo, è certamente importante potenziare gli investimenti nel Mezzogiorno mentre è semplicemente fondamentale potenziare il suo mercato del lavoro, rendendolo più attrattivo, più efficiente e più dinamico”.

Popolazione e occupazione

Poi il direttore ha affrontato il tema della crescita, o meglio la decrescita demografica strettamente connesso a quello degli investimenti e dell’occupazione. “La prima fonte della crescita ha radici nella dinamica della demografica. La popolazione italiana complessiva è in riduzione dal 2015, proseguendo il suo calo anche nel 2019. Queste dinamiche sono quasi completamente determinate dalla demografia del Mezzogiorno. Mentre tra il 1995 e il 2019 la popolazione del Centro-Nord è passata da 36,2 a 36,5 milioni di unità, quella del Sud nello stesso periodo è scesa da 20,7 a 20,3 milioni”. “Sul piano dei flussi interni – ha detto Bella – fino agli anni novanta l’emigrazione da Sud a Nord allargava la base produttiva delle regioni italiane più ricche e produttive, oggi dal Nord stesso si emigra verso altri Paesi. L’investimento in istruzione, piccolo o grande che sia, sui giovani italiani contribuisce prospetticamente a incrementare il PIL di altre nazioni. Incentivi all’occupazione meridionale, decontribuzioni e regimi di favore avranno progressivamente minore efficacia a fronte di un bacino di occupati potenziali che si restringe per cause più profonde di demografia e di contesto sociale e produttivo”. “E poi non si può dimenticare – ha osservato – che esiste un Sud del Sud: sto parlando del tasso di occupazione generale e femminile. Se il Centro-Nord si avvicina al resto d’Europa, il Sud ne resta troppo lontano, soprattutto nella componente femminile. In pratica, in ampie aree del nostro Mezzogiorno non conviene lavorare, soprattutto alle donne, perché non si guadagna abbastanza e si perde molto in termini di servizi pubblici che non esistono, a partire dagli asili nido. O si aggiustano queste condizioni di contesto o gli incentivi, come detto, potranno fare poco”.

I difetti strutturali

Secondo Bella un altro tema da porre all’attenzione è quello degli storici problemi infrastrutturali e sistemici del Meridione. “La produttività dei fattori e quella sistemica dipendono dal contesto in cui si opera. Le politiche per il riequilibrio territoriale dovrebbero passare da un piano di riduzione dei difetti strutturali del Mezzogiorno: controllo del territorio e contrasto alla micro-illegalità, digitalizzazione e innovazione nel rapporto burocratico tra cittadini e controparte istituzionale, investimento nell’istruzione di ogni ordine e grado, con ampio intervento su formazione e trasformazione continua delle abilità e delle competenze e, soprattutto, riduzione dei gap infrastrutturali di accessibilità, dai trasporti alla banda larga, che non permettono un’adeguata connessione socio-produttiva del Sud col resto del Paese e, soprattutto, con l’Europa”.

Il turismo risorsa da mettere a reddito

Parlando di turismo, Bella ha sottolineato che per comprendere meglio il fenomeno bisogna guardare “al rapporto tra spesa dei turisti stranieri nei territori e consumi complessivi nelle regioni. Possiamo anche lasciare perdere il 2020 e guardare solo al 2019. Il Sud ha un rapporto che sta sotto della metà rispetto alle altre aree del Paese. E l’analisi è già finita: o smettiamo di dire che il nostro Mezzogiorno è una miniera di risorse culturali, artistiche, paesaggistiche, enogastronomiche, perché non è vero, oppure se è vero, ed è vero, dobbiamo metterle a reddito”.

Rapporto % tra spesa degli stranieri e consumi complessivi sul territorio

Investimenti pubblici e Pnrr

Concludendo la sua analisi, il direttore dell’Ufficio Studi ha parlato della la parte pubblica degli investimenti. “Fino al 2007 – ha detto Bella  il ritmo medio annuo di crescita degli investimenti pubblici a prezzi costanti è molto simile nelle due macro-aree, mentre ben più significativa è la flessione che interessa le aree meridionali a partire dal 2008, -3,3% medio annuo rispetto al -2,6% del Centro-Nord”. “In realtà – ha proseguito  il dato davvero preoccupante per il Mezzogiorno è che l’inadeguatezza degli investimenti pubblici si affianca a una ben più grave dinamica degli investimenti privati, già presente nel periodo pre-recessivo, ma accentuatasi a partire dal 2008, quando il calo medio annuo ha superato il 3%, rispetto alla flessione dell’1,2% del C-N: e parliamo di medie annue di riduzione. In pratica, negli ultimi venticinque anni gli investimenti privati nel Sud si sono sistematicamente ridotti ad un ritmo del mezzo punto percentuale annuo, contro all’opposto un incremento medio annuo dello 0,7% al Centro-Nord”.

Sangalli: “Le risorse del Pnrr per rilanciare il Mezzogiorno e tutto il Paese”

Commentando l’analisi dell’Ufficio Studi della Confederazione su PNRR e Sud, il presidente di Confcommercio ha sottolineato che “la crisi Covid ha indebolito ulteriormente il Mezzogiorno in termini di occupazione, capitale produttivo e reddito”. “Con il PNRR – ha detto Sangalli – è possibile recuperare il terreno perduto attraverso quasi il doppio degli investimenti pubblici che, se indirizzati presto e bene, attireranno anche ingenti risorse private rafforzando la filiera turistica. Solo così potremo assicurare una crescita robusta non solo al Sud ma all’intero Paese”.

a cura di 

Ugo Da Milano

Ristoratori, agricoltori e produttori insieme per rilanciare la filiera agroalimentare

Ristoratori, agricoltori e produttori insieme per rilanciare la filiera agroalimentare

All’assemblea della Federazione dei Pubblici Esercizi presentata la “Carta dei Valori” della ristorazione italiana alla presenza del ministro Garavaglia e del presidente di Confcommercio Sangalli.

Il presidente Fipe, Stoppani: “Sono necessarie politiche lungimiranti di sostegno e di sviluppo alla ristorazione, elementi qualificanti della nostra offerta turistica e strumenti formidabili di promozione del nostro patrimonio agroalimentare”.

Nel 2021 la spesa degli italiani per consumi alimentari fuoricasa tornerà ad oltre 63 miliardi di euro, con un incremento del 17,2% rispetto al 2020, ma ancora sotto i livelli pre-covid per oltre 20 miliardi di euro. Più contenuto l’aumento della spesa alimentare domestica: +0,8% rispetto allo scorso anno.

  • L’impatto della pandemia sulla ristorazione è stato devastante anche a livello internazionale. In tutti i Paesi del vecchio continente la flessione dei consumi è stata superiore al 30%, con punte di oltre il 40% in Spagna.
  • Prima della pandemia,la sola spesa turistica destinata alla ristorazione valeva 18,5 miliardi di euro, con 8,4 miliardi di euro garantiti dal turismo straniero, con un valore aggiunto pari a circa 7 miliardi.
  • I rappresentanti di Fipe, Confagricoltura, Coldiretti, Unione Italiana Food, oltre a Siae per il ruolo della musica nei Pubblici Esercizi, firmano la “Carta dei Valori” della ristorazione italiana, con i principi cardine per la valorizzazione condivisa del settore.

Roma, 18 novembre 2021– La ristorazione è pronta ad andare oltre i drammi e le incognite del recente doloroso periodo, riprendendo il suo ruolo strategico per le filiere dell’agroalimentare e del turismo. Per farlo meglio è necessario una strategia unitaria in grado di valorizzare l’intero Sistema Paese.

Un patto di filiera tra ristoratori, produttori e agricoltori che è anche un appello alla Politica, rinnovato più volte all’interno della relazione con la quale il presidente di Fipe-Confcommercio, Lino Enrico Stoppani, ha aperto i lavori dell’assemblea annuale, alla presenza del ministro del Turismo, Massimo Garavaglia e del presidente nazionale di Confcommercio, Carlo Sangalli.

Serve un soggetto che svolga una funzione di regia – ha detto Stoppani – in grado di fare un vero lavoro di raccordo e integrazione di filiera, tra agricoltura, industria alimentare, distribuzione e ristorazione, anche per favorire il nostro export”.

Un tavolo di coordinamento che si occupi delle politiche dell’intera filiera agroalimentare, indispensabile in una fase di ripartenza di un settore che vuole tornare ad essere trainante ed attrattivo, superando alcuni gap strutturali che non consentono di sfruttare pienamente le grandi potenzialità.

“Il settore presenta due principali problemi: produttività e attrattività. Se a questi aggiungiamo l’incertezza delle prospettive post Covid e le distorsioni create da generose politiche di sussidio – ha spiegato Stoppani – sono spiegate le difficoltà di reperimento di risorse umane adeguate e l’emorragia di competenze”.

Il rinnovo del contratto nazionale di categoria, in scadenza il 31 dicembre, sarà un passaggio decisivo per affrontare questo problema, ma parallelamente sono necessari interventi di breve periodo. Dalla decontribuzione dei salari a tempo determinato o almeno fino alla fine della crisi pandemica, alla revisione del Decreto flussi, indispensabile per il reperimento di quella manodopera necessaria a svolgere le mansioni per le quali non si trovano persone disponibili tra i nostri connazionali.

Il lavoro principale, tuttavia, è quello di ricostruire la fiducia in un comparto che per guardare al futuro sa di dover investire anche sulla digitalizzazione e sullo sviluppo di servizi sostenibili. Strumento strategico per facilitare questa trasformazione 4.0 saranno i bandi contenuti nel PNRR riservati alle imprese del turismo, primi tra tutti quelli sull’ammodernamento e sull’efficientamento energetico. Una quota di questi fondi potrà essere richiesta anche dai Pubblici Esercizi, come assicurato dal ministro del Turismo, Garavaglia.

All’orizzonte, rimangono tuttavia due spauracchi: l’inflazione e la risalita dei contagi.

“Le nostre imprese – ha spiegato Stoppani – segnalano forti tensioni sui prezzi di acquisto delle materie prime e in taluni casi difficoltà di approvvigionamento ed è pertanto necessario un attento presidio da parte del Governo proprio per contrastare eventuali fenomeni speculativi”.

Mentre sul fronte della risalita dei contagi, il Presidente ha ribadito l’assoluta fiducia nel vaccino come argine a ogni nuova ipotesi di chiusura, anche parziale, dei Pubblici Esercizi e ha lanciato un appello alla responsabilità a chi da mesi manifesta ogni settimana, contro il green pass, infrangendo regole e aggiungendo rischi pericolosi. “A forza di proteste senza regole – ha precisato – si rischia di condannare la lotta contro il virus all’irresolubilità”.

Al termine dell’assemblea è stata sottoscritta la “Carta dei Valori” della ristorazione italiana curata da Davide Rampello. Un documento che contiene le linee di azione per la promozione e la valorizzazione delle nostre eccellenze enogastronomiche, definiti beni culturali viventi a cui la ristorazione dà corpo, rinnovamento e racconto.

Tra i firmatari, Massimo Giansanti, presidente di Confagricoltura, David Granieri, vice presidente Coldiretti, Marco Lavazza, presidente di Unione italiana Food, Giulio Rapetti Mogol, presidente Siae e, oltre a Lino Enrico Stoppani presidente di Fipe-Confcommercio, Carlo Sangalli, presidente nazionale Confcommercio e il ministro Massimo Garavaglia.

Green pass, Sangalli: “con i vaccini sta sorreggendo la ripartenza del paese”

Green pass, Sangalli: “con i vaccini sta sorreggendo la ripartenza del paese”

Dal 15 ottobre la certificazione verde è obbligatoria per lavorare: “non mancano i problemi, ma bisogna rafforzare fiducia e coesione sociale”. Tamponi, “no a costi per le imprese”. Il Governo chiarisce le regole.

È entrato in vigore il 15 ottobre scorso l’obbligo di possedere il green pass per accedere ai luoghi di lavoro, pubblici e privati. Il dettaglio delle nuove regole è stato affidato dal Governo a due Dpcm: il primo (dpcm 23 settembre 2021) contiene le linee guida sull’obbligo della certificazione nella Pubblica amministrazione, mentre il secondo (dpcm 12 ottobre 2021) elenca gli strumenti informatici per la verifica automatizzata del possesso delle certificazioni.

Nella P.a, dunque, il green pass è obbligatorio (è valido anche quello cartaceo) per tutti i dipendenti pubblici e per quelli delle imprese dei servizi di pulizia, ristorazione, manutenzione e rifornimento dei distributori automatici, oltre che per i consulenti, i collaboratori, i frequentatori di corsi di formazione, i corrieri e i visitatori. Sono invece esclusi invece gli utenti. Senza il pass si verrà allontanati subito e ogni giorno di mancato servizio verrà considerato assenza ingiustificata (giornate festive e non lavorative comprese). Lo stipendio sarà sospeso fin dal primo giorno di assenza ma “in nessun caso” si può essere licenziati. Nel periodo d’assenza, inoltre, non si maturano né contributi né ferie.

Quanto ai controlli, devono essere fatti ogni giorno, all’accesso in ufficio o in un secondo tempo, a tappeto o a campione (non meno del 20% del personale in servizio) e con una rotazione costante. Per evitare ritardi e code all’ingresso, i datori di lavoro potranno concedere più flessibilità negli orari di ingresso e d’uscita. Per le verifiche si potranno utilizzare l’App ‘VerificaC19’ oppure i nuovi strumenti previsti dal Dpcm, che consentiranno una verifica “quotidiana e automatizzata”, rilevando solo il possesso del pass e nessun altro dato del dipendente.

Il decreto chiarisce infine che il datore di lavoro, pubblico e privato, non può conservare i Qr code delle certificazioni né raccogliere i dati dei dipendenti, “salvo quelli strettamente necessari” all’applicazione delle sanzioni. Inoltre, potrà chiedere il pass in anticipo al dipendente per la programmazione dei turni aziendali, ma l’anticipo dovrà essere “strettamente necessario e comunque non superiore alle 48 ore”.

Sangalli: “non mancano i problemi, ma vaccini e green pass stanno sorreggendo la ripartenza del Paese”

“Il debutto operativo del green pass non è certo privo di problemi a partire da quelli evidenziati dal mondo dell’autotrasporto e della logistica. Ma vaccini e green pass stanno sorreggendo la ripartenza del Paese. A partire da questo dato, occorre rafforzare fiducia e coesione sociale. Palazzo Chigi ci chiami: il contributo del mondo delle imprese e del lavoro non mancherà”. Così il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, sull’imminente entrata in vigore dell’obbligo della certificazione verde per i lavoratori pubblici e privati.

Tamponi, Confcommercio ribadisce il suo no a costi per le imprese

Costo dei tamponi per i dipendenti sulle spalle degli imprenditori? No, grazie. Lo ribadisce Confcommercio per bocca della vicepresidente Donatella Prampolini, che sottolinea: “le imprese hanno già sostenuto ingenti oneri organizzativi ed economici per l’adeguamento dei luoghi di lavoro alle discipline concordate nei protocolli vaccinali”. E non è nemmeno una questione esclusivamente di costi, ma anche di principio “perché alla base c’è il fatto che il vaccino e il green pass sono del tutto gratuiti e la campagna vaccinale va assolutamente sostenuta e accelerata. Quindi è il lavoratore che non vuole fare il vaccino che deve sostenere i costi dei tamponi”.

Fipe: “nella ristorazione non vaccinati sotto il 10%, c’è tanta voglia di lavorare”

I lavoratori dei pubblici esercizi che ancora non si sono sottoposti a vaccinazione sono 35mila, 40mila al massimo. È la stima dell’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio, per il quale insomma, meno del 10% di chi lavora in bar e ristoranti sarebbe al momento senza green pass, quasi la metà di quanto si registra a livello nazionale negli altri comparti.

“Lo shock del primo e del secondo lockdown, che hanno visto decine di migliaia di dipendenti di bar e ristoranti restare senza lavoro per mesi, ha scatenato una reazione forte di auto protezione. Il risultato è che la stragrande maggioranza dei nostri collaboratori è corsa a vaccinarsi appena possibile. Il desiderio di lavorare senza rischi e con continuità si è rivelato più forte di qualsiasi altra considerazione”, spiega Roberto Calugi, direttore generale di Fipe-Confcommercio.

“Rimane la preoccupazione per i dipendenti non vaccinati che per accedere ai luoghi di lavoro dovranno effettuare ripetutamente il tampone. Dopo i chiari di luna del primo lockdown e i lunghi mesi di misure restrittive – aggiunge Calugi – abbiamo bisogno di ogni singolo lavoratore per poter offrire ai nostri clienti un servizio all’altezza e questa nuova complicazione, pur necessaria, non aiuta”.

Massimo rigore in bar e ristoranti, violazioni sotto il 5%

Fipe sottolinea anche che “nell’ultimo mese e mezzo i titolari di bar e ristoranti si sono dimostrati straordinariamente diligenti nell’applicazione della norma che li obbliga a verificare il green pass dei clienti che intendono consumare all’interno dei locali. Su oltre 8mila controlli effettuati dai carabinieri dei Nas, le sanzioni hanno riguardato appena il 5% delle imprese. E tra queste, solo una parte sono pubblici esercizi. È la prova della serietà di un settore troppo spesso sommariamente accusato di voler eludere le regole, ma è anche la dimostrazione del desiderio di centinaia di migliaia di imprenditori di tornare a lavorare in sicurezza e con continuità. Tanto da assumersi compiti di controllo che certo non sono propri di chi si occupa di ospitalità”.

Grido d’allarme di Unatras: “le imprese straniere stanno rimpiazzando quelle italiane”

Le imprese di autotrasporto straniere stanno sostituendo quelle italiane, con un effetto dirompente sull’economia del settore dei trasporti del nostro Paese. È la denuncia di Unatras (ne fanno parte le principali Associazioni dell’autotrasporto: Fai, Fiap, Unitai e Assotir per Conftrasporto-Confcommercio, Cna Fita, Confartigianto Trasporti, SnaCasartigiani), secondo la quale dal 15 ottobre almeno il 25% di camion delle imprese italiane è stato costretto a fermarsi per fare largo ai vettori stranieri, innescando di fatto una forma di concorrenza distorta che danneggia un settore centrale della nostra economia.

“Quello che avevamo ampiamente previsto si sta purtroppo verificando. La committenza – dicono le Associazioni – sta già rivolgendo all’estero per sostituire i servizi di trasporto forniti dai vettori italiani”. Unatras ribadisce poi di essere “sorpresa, allibita e indignata dal fatto che, in questa fase di ripresa, il Governo stia mettendo in difficoltà imprese e lavoratori che nelle fasi più drammatiche della pandemia hanno garantito al Paese l’approvvigionamento dei farmaci e dei beni di prima necessità”.

La nota congiunta, diffusa il 14 ottobre dai Ministeri delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili e della Salute, precisa infatti che gli autotrasportatori provenienti dall’estero sono esentati dall’obbligo del green pass, a patto che le operazioni di carico/scarico siano effettuate da altro personale. Una situazione “inaccettabile” alla quale si aggiungono le dichiarazioni del ministro dell’Ambiente, Roberto Cingolani, che propone di eliminare gli interventi sulle accise per l’autotrasporto attualmente in vigore. “Se quest’ultima iniziativa è orientata a rinunciare a un asset strategico come quello della logistica e dell’autotrasporto in Italia lo dica chiaramente”, commenta Unatras.

Federalberghi: “occasione importante per promuovere nel mondo l’immagine dell’Italia come Paese sicuro”

Sono oltre milione e 400mila i lavoratori del turismo che dal 15 ottobre dovranno esibire il green pass per accedere ai luoghi di lavoro (circa un milione di lavoratori dipendenti e 400mila indipendenti). Per Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, si tratta di “una misura che, oltre a tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro, ci offre un’occasione importante per promuovere nel mondo l’immagine dell’Italia quale Paese sicuro. I mercati sono molto sensibili a questo tipo di messaggio, basti pensare all’impatto mediatico della campagna di vaccinazione avviata qualche mese fa in alcune isolette greche, mentre in Italia si esitava a fare altrettanto”.

“Proteggere e rassicurare dev’essere il nostro mantra, è importante che il messaggio venga diffuso tanto dalle istituzioni quanto dai singoli operatori, sia nella fase di interlocuzione commerciale che precede la decisione di acquisto sia nel rapporto quotidiano con gli ospiti già arrivati a destinazione”, conclude il presidente degli albergatori italiani.

Federlogistica: “sui porti lo Stato si piega al ricatto”

“Affrontare e trattare la vicenda dei portuali di Trieste come un problema di ordine pubblico rappresenta un errore clamoroso”. Inoltre “ci sono stati puntualmente e costantemente negati i confronti che avevamo richiesto con un solo risultato: lo Stato ora si piega ad un ricatto inaccettabile”. Così il presidente di Federlogistica, Luigi Merlo, a commento della circolare che raccomanda alle aziende che operano nei porti di fornire tamponi gratuiti ai lavoratori. Merlo si riferisce in particolare ai lavoratori del capoluogo giuliano, i quali minacciano di bloccare l’attività se non verrà abolito l’obbligo del green pass.

Assemblea 2021. Sangalli: “è tempo di ricostruire il futuro”

Assemblea 2021. Sangalli: “è tempo di ricostruire il futuro”

Nella relazione all’Assemblea 2021 il presidente di Confcommercio ha sottolineato che dopo la crisi “recuperare è d’obbligo, ma ci aspetta ancora la partita più importante: quella della crescita, robusta, duratura e inclusiva”.

Pandemia, Europa, lavoro, fisco, città, welfare: sono tanti e significativi i temi toccati dal presidente Carlo Sangalli nella sua relazione all’Assemblea 2021 di Confcommercio, un’edizione “diversa” sia nella formula che nel contesto storico. Già, perché non si può certo ignorare che è stata “l’Assemblea delle imprese che sono state travolte dalla crisi con più intensità e durezza”, che hanno comunque “reagito in modo straordinario”. Ma ora è tempo di “ricostruire il futuro”, a partire dall’Europa, che “ha bisogno di nuove regole che rendano più efficace e trasparente non solo il merito, ma anche il metodo: cominciando – ha detto Sangalli – dai meccanismi per rafforzare democrazia e vicinanza ai cittadini, attraverso la piena partecipazione delle parti sociali”. Bene il piano di rilancio, “ingenti risorse che dovranno essere spese bene e in tempi molto brevi”, ma bisogna “da subito pensare a come convertirlo in uno strumento europeo strutturale”.

No al salario minimo per legge

Passando ai temi di casa nostra, Sangalli ha cominciato con l’affrontare quello del lavoro, sottolineando che “serve un deciso passo in avanti” nella contrattazione collettiva e dicendo no al salario minimo per legge. E ha indicato la via di “un circuito virtuoso intorno al quale fare convergere gli impegni di parte pubblica e delle parti sociali: produttività, crescita e crescita dei redditi da lavoro”.  È questo, ha detto, “il patto che occorre, per mettere al centro dell’agenda politiche misure e risorse da mobilitare per affrontare le sfide dell’innovazione e della sostenibilità”.

“Non sono finiti i sacrifici dei nostri imprenditori”

Per l’economia in generale, se le prospettive sono confortanti, non si può dimenticare che “forse è finita la crisi, ma non sono finiti i sacrifici dei nostri imprenditori”: da quelli del turismo, a quelli della cultura, dei teatri, del cinema. Ma anche del comparto del gioco pubblico, dell’intrattenimento e dello sport. Per non parlare delle discoteche, “ancora inspiegabilmente chiuse”. Dopo aver evidenziato il ruolo decisivo del terziario di mercato,  che nel secondo trimestre ha contribuito per il 53% alla crescita del valore aggiunto, Sangalli ha  sottolineato che “stiamo, sì, correndo, ma per tornare al punto di partenza, cioè al 2019. Dunque, recuperare è d’obbligo, ma ci aspetta ancora la partita più importante: quella della crescita, robusta, duratura e inclusiva, in grado di assicurare benessere per molti, possibilmente per tutti”.

Tre incertezze sul Paese

Dopo aver indicato tre incertezze che gravano sul Paese (il nuovo assetto dei nostri settori economici; la crescita equilibrata nella componente degli investimenti, del saldo estero e dei consumi e la transizione demografica), la relazione è proseguita parlando di PNRR (che “ben individua le leve necessarie al Paese per crescere”) e terziario di mercato. Ebbene, servono risorse per inserire il turismo “nelle grandi priorità del Paese”, serve risolvere il problema della Bolkestein applicando ”un principio di ragionevolezza per dare certezza agli imprenditori nella continuità della propria attività”, serve “una strategia duratura in favore dell’intermodalità, dalle autostrade del mare al combinato ferroviario, insieme a un processo di rinnovo del parco circolante e delle flotte, a cominciare dalle navi e dai traghetti”, serve “una sostenibilità ambientale che sia contemporaneamente anche sociale ed economica”, serve “ridurre i costi dell’energia, serve mettere le pmi in condizione di fare investimenti per partecipare alla rivoluzione digitale”, servono infine “i finanziamenti garantiti dal Fondo Centrale, la proroga della moratoria dei prestiti bancari e il rafforzamento del sistema dei consorzi fidi”.

No a nuove tasse

Passando ai temi fiscali il presidente di Confcommercio ha ribadito il no a nuove tasse, perché in questa stagione lo Stato deve dare e non prendere”. “Abbiamo bisogno – ha proseguito – di meno imposte e più semplici. Aliquote contenute e ampie basi imponibili determinano anche meno occasioni di evasione ed elusione”. Quanto al reddito d’impresa, Sangalli ha chiesto di reintrodurre, “al di sopra delle soglie previste per l’applicazione della flat tax”, l’Iri abrogata nel 2019. E di superare l’Irap “in una forma compatibile tra finanza territoriale e abbassamento della pressione fiscale sulle imprese”. Infine no, ovviamente, a qualche forma di patrimoniale, a partire dalla revisione del catasto.

Misure dedicate per l’impresa al femminile

Detto affrontando i temi della vitalità delle città e dei centri storici che oggi “sono decisive le politiche e le iniziative diffuse in tema di rigenerazione urbana”, Sangalli è passato ad affrontare l’ultimo dei grandi temi del suo discorso, welfare e previdenza, dicendo innanzi tutto che Confcommercio “è impegnata a valorizzare il ruolo dei professionisti e che “è necessario incentivare l’impresa al femminile con misure dedicate”. Dopo aver chiesto che “venga riconsiderato l’aumento di aliquota previsto, a decorrere dal 2022, per gli indennizzi per la cessazione delle attività commerciali”, si è detto d’accordo sull’aggiunta di altre mensilità di cassa integrazione senza oneri fino alla fine dello stato di emergenza, mentre il finanziamento degli ammortizzatori sociali “deve rispondere ad una regola molto semplice: chi più li utilizza, più vi contribuisce”.

Confcommercio e Carabinieri insieme per la legalità e la sicurezza

Confcommercio e Carabinieri insieme per la legalità e la sicurezza

Un altro passo importante nello sviluppo della cultura della legalità e della sicurezza che Confcommercio ha sempre perseguito organizzando eventi come quello a cadenza annuale Legalità ci piace. A Roma, nella sede del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Generale Teo Luzi e il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, hanno sottoscritto un protocollo di intesa per la reciproca collaborazione nello sviluppo della cultura della legalità e della sicurezza.

L’intesa prevede studi, ricerche, convegni e iniziative di formazione, finalizzati alla prevenzione delle infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia legale, la sensibilizzazione sui fenomeni vessatori del settore economico, la valorizzazione della tutela ambientale con particolare riferimento agli illeciti nel ciclo dei rifiuti, la salvaguardia della salute del consumatore connessa alla vendita di prodotti e dispositivi medici.

L’Arma dei Carabinieri si avvarrà di qualificati rappresentanti del Raggruppamento Operativo Speciale (ROS), dei Reparti Operativi, del Comando per la Tutela Ambientale e Transizione Ecologica e del Comando per la Tutela della Salute, al fine di rendere fruibili all’interesse collettivo le peculiari competenze che contraddistinguono l’istituzione. Confcommercio promuoverà la partecipazione della dirigenza politica e tecnica e degli associati, con il coinvolgimento dell’intero sistema confederativo, articolato in territoriali e categorie. L’attuazione del protocollo, che avrà durata triennale, sarà affidata ad un comitato paritetico.

Sangalli: “Un collaborazione importante per dare sicurezza alle imprese” 

Presentando il Protocollo d’Intesa firmato con i Carabinieri, il presidente di Confcommercio ha sottolineato che “per la nostra organizzazione l’alleanza con l’Arma dei carabinieri ha un valore particolare, specialmente in questo momento storico. E lo dico pensando in particolare a tre ordini di ragioni”. “La prima ragione – ha detto Sangalli – è che con questo protocollo si rafforza ulteriormente il percorso di promozione della legalità che si esprime proprio nelle cosiddette Giornate della Legalità Ci Piace. Giornate che con continuità, anno dopo anno, hanno dato vita a ricerche, azioni e soprattutto hanno rafforzato la collaborazione con le istituzioni. Collaborazione, appunto“.

E qui vengo alla seconda ragione per la quale questo Protocollo ricopre per noi un significato particolare. Sappiamo infatti bene che uno degli aspetti più insidiosi dell’illegalità, in particolare per fenomeni come racket, usura, corruzione, è la percezione da parte di chi li subisce di essere solo. Gli stessi fenomeni criminali stanno diventando sempre più complessi e difficili da affrontare. Da quelli predatori a quelli legati alla criminalità organizzata. E la collaborazione tra istituzioni e parti sociali è la via maestra per presidiare in modo capillare, diffuso ed efficace la sicurezza del Paese. Qui allora vengo alla terza ragione che mi rende particolarmente felice di questo Protocollo“.

Il terzo motivo – ha poi aggiunto Sangalli – siete voi, l’Arma dei Carabinieri, che, se il Generale Luzi mi permette il paragone, è un’istituzione molto vicina alla sensibilità, all’organizzazione e alla storia della stessa Confcommercio. Perché l’arma è “dappertutto” e “rasoterra”, come la Confcommercio, con presidi ovunque sul territorio.  Avete un’organizzazione che incrocia centro, territorio e reparti per esigenze speciali, come noi operiamo tra dimensione territoriale, di categoria e Confederazione centrale. Ma soprattutto entrambi, abbiamo alle spalle una “storia popolare”, con la vicinanza alle più importanti istituzioni dello Stato e nello stesso tempo con la capacità di rimanere a contatto con le persone e con le imprese”.

“E mai come in questo momento – ha detto il presidente di Confcommercio  le persone e le imprese hanno bisogno che si uniscano le forze per dare loro sostegno e fronteggiare la criminalità. Nel 2020, le imprese dei nostri settori, in particolare del commercio, alloggio e ristorazione, hanno subito un crollo del volume di affari senza precedenti. Oltre un terzo di queste imprese si è trovato stretto in un combinato disposto pericolosissimo, cioè mancanza di liquidità e difficoltà sostanziale di accesso al credito. Come emerge dai dati del nostro Ufficio Studi, dal 2019 ad oggi la quota degli imprenditori che ritiene aggravato il fenomeno dell’usura è aumentata di 19 punti percentuali. C’è bisogno di non fare sentire soli questi imprenditori. C’è bisogno di ascolto per interrompere il rapporto deleterio tra chi è in difficoltà e chi se ne approfitta. C’è bisogno di rilanciare l’economia e di dare nuova speranza a famiglie e imprese. Che poi è il miglior vaccino contro la criminalità organizzata. C’è bisogno, in sintesi di lavorare insieme”.

“E per noi – ha concluso Sangalli -è davvero un onore farlo con una istituzione così prestigiosa come l’Arma dei Carabinieri. E dato che il vostro motto è “Nei secoli fedele”, speriamo di essere alla vostra altezza con una collaborazione che durerà a lungo e che soprattutto possa portare buoni risultati alle nostre imprese“.

Luzi: “I carabinieri sono presenti per dare aiuto agli imprenditori” 

Il comandante Generale dei Carabinieri, ha evidenziato che la firma del Protocollo con Confcommercio è un passo importante, “non risolve certo il problema della legalità ma è un modo giusto per dare fiducia agli imprenditori e dire che l’Arma dei carabinieri c’è ed è presente per tutelare le imprese”. Secondo Luzi è importante fare sistema e dialogare tra pubblico e privato: per noi è fondamentale aiutare ed ascoltare la voce del territorio nelle sue richieste di aiuto“.