Un grido d’allarme disperato quello lanciato dai ristoratori della provincia di Cosenza rappresentati dalla FIPE – Federazionione Italiana Pubblici Esercizi. Forti le preoccupazioni che affliggono la categoria in vista della stagione invernale, primo tra tutti il caro energia.

Secondo molti la situazione attuale rischia di mandare sul lastrico tanti imprenditori impedendo di cogliere le tante sfide del futuro, tra cui quella della destagionalizzazione.

Spopolamento, assenza di grandi centri, viabilità interna precaria tanti gli scogli da superare nella nostra Regione, a questi si aggiunge e contribuisce a renderli più ardui il caro energia. Per questo, secondo i rappresentanti della FIPE, urgono misure di sostegno ad ampio spettro.

“La soluzione a tutto non può essere fermare il comparto, le aziende non possono permettersi neanche il lusso di spegnersi, scaricando sui collaboratori gli inevitabili costi sociali che un fermo del sistema comporterebbe” ha dichiarato Laura Barbieri presidente FIPE Cosenza “questa insostenibile situazione rischia di spegnere le aziende del territorio definitivamente” ha poi aggiunto.

Il comparto è poi preoccupato di come l’aumento dei costi incida sempre di più sulla marginalità delle proprie attività. Secondo FIPE Cosenza, infatti, un ristorante deve assicurare ai propri ospiti una condizione di confort climatico pari a una temperatura che per i nuovi standard dovrà attestarsi tra i 19 ed i 20 gradi. Questo aspetto, unito all’occupazione estremamente esigua e costosa, porta il costo medio per coperto a 5/6 euro. A questi vanno poi aggiunti i costi per la preparazione di un piatto, l’aumento del costo delle materie prime e quello del personale, arrivando ad avere un costo per coperto oltre i 10 euro per poter sperare in un minimo margine di guadagno.

Viste le condizioni, vincere questa sfida risulta altamente improbabile senza interventi strutturali immediati. Questo vale non solo per i pubblici esercizi, ma per l’intero settore del Turismo motore trainante dell’economia calabrese.

La ristorazione, le strutture ricettive, i servizi al turismo non possono spegnersi. Se si spengono loro, si spegne il futuro della nostra Regione.