Riforma fiscale. Gli incentivi per le nuove assunzioni

Riforma fiscale. Gli incentivi per le nuove assunzioni

Molto interessanti per il tessuto imprenditoriale sono le misure legate agli incentivi per le nuove assunzioni, che sono state introdotte con l’attuazione della Riforma fiscale.

Le misure sono previste dal decreto legislativo 30 dicembre 2023, n. 216, che reca l’attuazione del primo modulo di riforma dell’IRPEF e altre misure in tema di imposte sui redditi.

In sintesi, per il solo 2024, viene introdotta una maggiorazione, ai fini della determinazione del reddito, del costo del lavoro relativo all’assunzione di nuovo personale con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato.

In linea generale, la misura di tale maggiorazione è pari al 20% (innalzata fino al 30%, al ricorrere di determinate condizioni, ossia la nuova assunzione di “lavoratori svantaggiati”) del menzionato costo deducibile, il quale costituirà, operativamente, una variazione in diminuzione del reddito imponibile dei soggetti beneficiari.

In altri termini, la misura costituisce l’applicazione del cosiddetto principio “più assumi, meno paghi”.

Per comprendere la reale portata dell’agevolazione, occorre individuare il contesto in cui la stessa si inserisce.

Si tratta, a ben vedere, di una novità assoluta, perfettamente coerente con i principi ed i criteri direttivi stabiliti dalla Legge Delega di Riforma fiscale.

L’incentivo per le nuove assunzioni – sebbene temporalmente limitato al 2024 – si pone nell’ambito del più ampio e generale progetto che mira ad introdurre un sistema capace di porre al centro il mondo del lavoro, grazie ad innovative misure destinate a imprese, professionisti e lavoratori.

Il sistema che, attraverso i decreti delegati, sta delineandosi, vuole essere capace di incentivare, attraverso la leva fiscale, gli investimenti nell’ambito di qualsiasi settore produttivo.

Solo grazie a tali investimenti può essere incoraggiata la competitività del sistema imprenditoriale, favorita la crescita economica e sostenuta la produttività dei dipendenti. Tra gli investimenti che la Riforma fiscale vuole favorire vi sono proprio quelli legati all’occupazione all’interno delle imprese e delle realtà professionali.

La maggiorazione del costo del lavoro dei nuovi assunti serve, dunque, a stimolare la crescita occupazionale mediante un sistema premiale rivolto ai contribuenti che, strutturalmente, effettuano un certo tipo di investimento, ossia quello sul lavoro a tempo indeterminato.

Ma non solo. Non può che contemplarsi l’introduzione di tale agevolazione contestualmente alle ulteriori novità che trovano fondamento della Delega fiscale e che mirano a favorire l’intero sistema produttivo.

Si pensi, in particolare, alle ulteriori misure fiscali che si innesteranno nel mondo del lavoro e che potranno contribuire a stabilizzare gli incrementi occupazioni.

Il riferimento è alla prossima revisione del sistema del “welfare aziendale” (nell’ambito del reddito di lavoro dipendente), che, declinato anche mediante canoni sostenibili, potrà consentire ai datori di lavoro di intervenire attivamente nel sostegno al benessere personale e familiare dei propri dipendenti e stimolarne, al contempo, la produttività.

Gli incentivi per le nuove assunzioni fanno, quindi, parte di un nuovo paradigma che – attraverso il cosiddetto “Fisco buono” e misure di tipo trasversale – intendono migliorare il sistema produttivo del Paese.

Senza dimenticare che tale paradigma sarà completato, nell’intenzione del legislatore delegante, dalla riduzione dell’aliquota IRES, di cui proprio la maggiorazione del costo del lavoro per i nuovi assunti costituisce un’anticipazione.

In conclusione, appare evidente come l’evoluzione e la crescita del sistema produttivo del Paese sia sempre più legata al “Fisco buono”, attento al mondo del lavoro, alla produttività e al benessere di imprese, professionisti e lavoratori.

Il legislatore sembra avere definitivamente avviato il processo di implementazione di tutte quelle misure fiscali (deduzioni, detassazione, decontribuzione), che possono incentivare pratiche virtuose degli operatori economici – dall’incremento della compagine occupazione, all’adozione di politiche di “welfare aziendale” – qualificabili come investimenti necessari alla crescita della singola realtà produttiva e del mondo del lavoro nel suo complesso.

Tale crescita è strettamente connessa allo sviluppo del capitale umano e al benessere dei dipendenti. Il Fisco diventa, quindi, un veicolo per convincere gli operatori economici dell’importanza, anche sociale, di destinare le proprie risorse per questi investimenti strategici.

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